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Articolo su InMoto di Aprile '14
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Su InMoto di aprile c'è un esteso articolo dedicato ad abbigliamento e omologazioni.
Per chi è digiuno in materia può essere un buon inizio per prendere coscienza della questione, ma saltano all'occhio alcune caratteristiche che per me sono vere e proprie mancanze.
Primo, per ciò che riguarda i caschi l'articolo da' per scontato (come deve essere ovviamente) che le omologazioni sono garanzie di sicurezza irrinunciabili, ovvero nessuno si sognerebbe mai di comprare un casco da moto senza una affidabile etichetta di omologazione, anche perchè è illegale vendere prodotti di quel tipo. inoltre l'articolo si sofferma con dovizia di particolari su tutte le prove necessarie per l'omologazione.
Quando però si passa alla descrizione delle omologazioni rilevanti per altro abbigliamento ed in particolare per ciò che riguarda gli indumenti, il tono diventa molto più descrittivo e neutro, superficiale, senza sottolineare l'importanza a livello di protettività.
In breve, si citano le sigle delle normative rilevanti senza specificarne alcun requisito a livello di sicurezza, senza neanche provare ad esemplificare in cosa i capi omologati fanno la differenza in un possibile incidente e durante un urto, una abrasione, una trazione sulle cuciture, etc.
Si dice semplicemente che le omologazioni EN individuano 'dispositivi di protezione individuale'.
Tra parentesi, qualche lettore magari digiuno in materia ma più acuto potrebbe chiedersi: ma se questi sono 'dispositivi di protezione individuale' e necessitano di omologazione, tutto il resto non omologato che cos'è?
Seconda questione, che penso sia in qualche modo collegata alla precedente, seguono alcuni articoli, a mò di vetrinetta, dedicati ad alcune marche ed alcuni prodotti, alcuni omologati ed altri no. Tra giacche e pantaloni non risulta citato alcun articolo omologato EN.
C'è un 'disclaimer' della redazione recitante l'ovvio fatto che le marche e i prodotti in commercio sono molti di più di quelli citati negli articoletti, ma queste due righe danno proprio l'impressione che ci si debba scusare in maniera imbarazzata per questa forma di pubblicità (poco) occulta.
Insomma, volendo dare importanza alla sicurezza, come sarebbe nell'intenzione del dossier, si potrebbero almeno citare, evidenziare e premiare quei marchi e quei prodotti che si sforzano di alzare il livello rispettando le norme EN pertinenti. E non ne mancano anche tra i produttori nazionali, come sappiamo.
Eluso questo criterio a mio avviso fondamentale, tutto il resto da' l'impressione della scelta casuale o della pubblicità (poco) occulta.
E ditemi voi quale di queste due ultime ipotesi è la peggiore.
Per chi è digiuno in materia può essere un buon inizio per prendere coscienza della questione, ma saltano all'occhio alcune caratteristiche che per me sono vere e proprie mancanze.
Primo, per ciò che riguarda i caschi l'articolo da' per scontato (come deve essere ovviamente) che le omologazioni sono garanzie di sicurezza irrinunciabili, ovvero nessuno si sognerebbe mai di comprare un casco da moto senza una affidabile etichetta di omologazione, anche perchè è illegale vendere prodotti di quel tipo.
Quando però si passa alla descrizione delle omologazioni rilevanti per altro abbigliamento ed in particolare per ciò che riguarda gli indumenti, il tono diventa molto più descrittivo e neutro, senza sottolineare l'importanza a livello di protettività.
In breve, si citano le sigle delle normative rilevanti senza specificarne alcun requisito a livello di sicurezza, senza neanche provare ad esemplificare in cosa i capi omologati fanno la differenza in un possibile incidente e durante un urto, una abrasione, una trazione sulle cuciture, etc.
Si dice semplicemente che le omologazioni EN individuano 'dispositivi di protezione individuale'.
Tra parentesi, qualche lettore magari digiuno in materia ma più acuto potrebbe chiedersi: ma se questi sono 'dispositivi di protezione individuale' e necessitano di omologazione, tutto il resto non omologato che cos'è?
Seconda questione, che penso sia in qualche modo collegata alla precedente, seguono alcuni articoli, a mò di vetrinetta, dedicati ad alcune marche ed alcuni prodotti, alcuni omologati ed altri no. Tra giacche e pantaloni non risulta citato alcun articolo omologato EN.
C'è un 'disclaimer' della redazione recitante l'ovvio fatto che le marche e i prodotti in commercio sono molti di più di quelli citati negli articoletti, ma queste due righe danno proprio l'impressione che ci si debba scusare in maniera imbarazzata per questa forma di pubblicità (poco) occulta.
Insomma, volendo dare importanza alla sicurezza, come sarebbe nell'intenzione del dossier, si potrebbero almeno citare, evidenziare e premiare quei marchi e quei prodotti che si sforzano di alzare il livello rispettando le norme EN pertinenti. E non ne mancano anche tra i produttori nazionali, come sappiamo.
Eluso questo criterio a mio avviso fondamentale, tutto il resto da' l'impressione della scelta casuale o della pubblicità (poco) occulta.
E ditemi voi quale di queste due ultime ipotesi è la peggiore.
ti dico solo: stanno migliorando 'sti giornali italiani. da qualche parte ho un numero di motociclismo dove in breve si diceva che i capi non possono essere certificati, ma solo le protezioni. vivaddio!
ma del resto, in un paese dove metà del codice penale viene non applicato sistematicamente, cosa si va cercando?
p.s.:ti dirò, per me una sintesi delle due ipotesi in questi anni che ho frequentato questo ambiente ti assicuro che l'ignoranza tra gli operatori è la norma.
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