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Petizione Coordinamento Italiano Motociclisti
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Ciao, io ho firmato per questa raccolta firme, volta a capire quanti motociclisti italiani potrebbero essere interessati alla costituzione di un'Assicurazione Motociclisti, sull'esempio della francese "Mutuelle des Motards".
Ritengo che anche noi motociclisti italiani potremmo avere vantaggi nell'avere una mutua assicurazione che ci tuteli, in alternativa alle compagnie di assicurazione che molto spesso ci prendono per il collo...
Vi segnalo questa petizione: mettere la propria firma non costa nulla.
Trovate dettagli e spiegazioni sul sito del Coordinamento Italiano Motociclisti
http://www.cim-fema.it/web/eventi/eventi1/assicurazioni/1193-assicuriamo...
e per partecipare alla petizione cliccate qui:
http://www.change.org/it/petizioni/a-tutti-i-motociclisti-italiani-creaz...
Insieme possiamo fare qualcosa di utile per tutti!
Lamps
Enrico
P.S. chiedo scusa ai moderatori se non è il posto giusto per questo tipo di comunicazione, eventualmente chiedo di spostare il post.
mi pare interessante, grazie pella dritta!
Ragazzi l'iniziativa è di per sé lodevole, ma:
1-non penso si arrivi mai ad avere tanti soldi da creare un capitale base per creare una assicurazione.
2-l'iniziativa era stata pianificata con l'Associazione RoadRide a.p.s. di cui, all'epoca, ero vicepresidente. Poi senza preavviso sono andati avanti da soli. Per carità non avevamo sottoscritto accordi vincolanti...però...se siamo "scorretti" tra noi motociclisti, pensiamo veramente di creare una mutua assieme?
…già…
ieri sera ho ricevuto un messaggio dal sig. Federico (ex-presidente di RoadRide), che mi ha spiegato qualcosa riguardo alla vicenda e ai - tentati - rapporti di collaborazione da parte di RoadRide verso il Coordinamento Italiano Motociclisti.
Mi è spiaciuto molto scoprire che l'idea della creazione di una simil-mutuelle fosse di RoadRide, poi sfruttata senza tanti complimenti né preavvisi da CMI.
Faccio parte del mondo delle due ruote da poco più di tre anni, nonostante non sia più un ragazzino. E sto imparando e conoscendo tutto ciò che sta attorno alle moto poco per volta.
Che dire… ovviamente è difficile arrivare al risultato di trovare 50mila di noi che siano disposti ad investire 50€ (non sono due noccioline, ma neanche una cifra inarrivabile) per raggiungere il capitale per la costituzione della Mutua Assicurazione. In realtà, facendo due conti, se non ho capito male basterebbe essere in 30mila disposti ad investire 50€. Ho letto che "Per creare una compagnia di assicurazione serve infatti avere questo fondo, una cifra che varia da 1,5 a 5 milioni di Euro, che è la base per potere dare i risarcimenti."
Se però non ci proviamo, sicuramente non ci riusciremo mai.
Nella mia risposta al sig. Federico ho scritto che "mio malgrado continuo ad essere un ottimista, e spero che comunque la mutua assicurazione dei motociclisti si riesca a costituire. Però non "all'italiana". Quantomeno io non la vorrei così, altrimenti non serve a niente."
Certo le premesse non sono proprio moralmente ineccepibili.
Però ho anche letto sul sito CMI, in uno dei commenti, che "Quando poi si dovesse passare alla raccolta fondi, verranno date altre informazioni, tra cui i metodi con cui verranno rimborsate le quote versate nel caso non si arrivasse ad un risultato idoneo a fare partire la cosa." (http://www.cim-fema.it/web/eventi/eventi1/assicurazioni/835-proviamo-a-f...) - commento #57
Pur dispiacendomi per il comportamento non proprio corretto di CMI nei confronti di RoadRide, sulla base delle affermazioni che ho citato sopra, personalmente 50€ me le rischierei. Quantomeno posso dire di averci provato…
Certo se RoadRide e CMI fossero riusciti a collaborare e ad unire le forze sarebbe stato sicuramente MOLTO meglio.
Sarebbe stata una buona prova di correttezza e volontà ad unirsi davvero per fare qualcosa di utile a tutti…
Lamps!!
Enrico
Girando per il web sono incappato in questo post, e mi sono iscritto al forum poiché ritengo importante intervenire per dare qualche dettaglio in più.
Mi chiamo Marco Polli, sono il presidente del Coordinamento Italiano Motociclisti (CIM e non CMI ) e vorrei dare qualche informazione in merito alla nostra associazione e alla nostra iniziativa, partendo però dalle origini.
Forse sarò lungo, ma senza spiegare da dove si arriva, non si capisce dove siamo.
Nel 1991 venne fondato il CM - Coordinamento Motociclisti, come Associazione di Volontariato. Gli obiettivi erano la tutela dei diritti degli utenti dei motoveicoli, e l'intento era quello di raccogliere in una associazione che lavorava a livello nazionale tutte quelle persone che in diversi modi (singoli, gruppi e associazioni) erano coinvolti in attività pressoché identiche, ma tutte svolte a livello locale.
Una cosa analoga era stata iniziata dalla francese FFMC dieci anni prima, e in quei dieci anni aveva raggiunto ottimi risultati. Nei vent'anni che sono seguiti il CM ha creato moltissime iniziative, ognuna delle quali prevedeva diverse attività, raggiungendo risultati interessanti, anche se mai eclatanti.
Il CM è entrato a fare parte della FEMA, la Federazione Europea delle Associazioni Motociclistiche, rappresentando in essa i motociclisti italiani, e il presidete del CM, Riccardo Forte, per un periodo è stato anche presidente della FEMA.
Nel 2011 decidemmo di rivedere l'organizzazione del CM, anche per via del fatto che nel frattempo erano cambiate le leggi relative all'associazionismo, e avremmo per lo meno dovuto adeguare lo statuto del CM alle nuove leggi. In quella occasione facemmo un bilancio delle nostre attività. In quei vent'anni avevamo creato molte iniziative, avevamo conseguito una considerevole esperienza, ma non eravamo riusciti a coinvolgere altri gruppi, diversamente dal nostro obiettivo originale.
Avevamo invece visto la nascita di molti gruppi o associazioni, attivi in modo locale, che proponevano attività simili alle nostre, talvolta totalmente identiche. Spesso richiedevano alle istituzioni le stesse cose che avevamo già chiesto noi mesi (o anni) prima, ricevendo poi risposte identiche, fermandosi poi allo stesso punto dove ci eravamo fermati noi.
Queste continue richieste fatte da associazioni sempre diverse non portavano però risultati positivi. Basta pensare cosa avviene in una azienda quando si fanno rivendicazioni salariali. Se cinquanta dipendenti vanno a chiedere un aumento, ognuno per conto proprio, riceveranno cinquanta no. Se si mettono tutti insieme, la risposta della azienda comincerà ad essere diversa, ma se vengono rappresentati da un sindacato allora i risultati di solito si ottengono.
Se in ambito motociclistico un certo tipo di richiesta viene fatta da una associazione, le istituzioni rispondono, di solito in modo evasivo e negativo, ma vedere che delle persone si sono riunite in una associazione, un poco li preoccupa.
Poi dopo qualche tempo riceveno la stessa richiesta, fatta da altri. E rimandano la stessa risposta, però meno preoccupati. Poi viene fatta ancora altre volte, sempre da gruppi diversi. A quel punto le istituzioni sanno che il "fronte della protesta" è frazionato, quindi poco incisivo, rimandano la stessa risposta e nemmeno se ne preoccupano più. Il concetto "Dividi et impera" funziona da sempre, e se chi protesta è già diviso per conto suo, non devono nemmeno sbattersi a dividerli.
Portare avanti una associazione è difficile ed impegnativo, (dopo vent'anni ne sappiamo qualcosa) e la stragrande maggioranza di questi gruppi duravano da uno a due anni, per poi progressivamente spegnersi. Ma pare che questo non basti a fare capire che se si ha voglia di fare qualcosa, continuare a creare nuovi gruppi porta solo ad una dispersione di energie. Però la soluzione di unirsi sotto una unica associazione (come avevano fatto i Francesi) pare che agli Italiani non piaccia.
Questo individualismo lo si vede anche negli obiettivi che spesso hanno molti gruppi: nascono frequentemente per esigenze locali o per rispondere ad eventi personali. A volte si decide di restare indipendenti solo per delle minime differenze degli obiettivi che si vogliono sviluppare.
Se a questi gruppi gli si propone di fare qualcosa relativamente ad una zona diversa dalla loro, spesso ci sentiamo rispondere che a loro non interessa, che hanno altre priorità. Questo continua a verificarsi anche oggi, quindi quando oggi si parla di difficoltà nel collaborare, vi assicuro che non è il CIM a non volerlo fare.
Ci rendemmo conto di essere l'unica associazione che ha saputo proseguire nelle sue attività per oltre vent'anni, e che lo ha fatto con attività relative a tutta Italia, e che questo era un valore da preservare, ma in quei vent'anni non si era quindi riusciti a "fare gruppo" come avremmo voluto, e considerammo che qualche responsabilità forse era stata anche del CM.
Essere una associazione di volontariato ci dava autorevolezza, ma era più difficile da gestire di una associazione di promozione sociale, e tra l'altro per il tipo di attività svolte ora andava meglio questa ultima forma, che nel 1991 non era strutturata come oggi.
Considerando che le risorse necessarie per fondare una nuova associazione sarebbero state inferiori a quelle necessarie per trasformare il CM in una APS, aggiungendo il fatto che volevamo dare evidenza alla evoluzione della associazione, preferimmo "evolvere" il CM nel CIM, creando contestualmente una APS, con un nuovo statuto e una nuova organizzazione.
Gli obiettivi però restano gli stessi, compreso quello del creare collaborazione, e quando venni contattato dal presidente di Road Ride trovai molto interessanti le sue proposte di collaborazione. Avevamo molti obiettivi in comune, e gli dissi dei problemi che ci possono essere a riproporre sempre le stesse battaglie ripartendo ogni volta da zero, senza mai considerare quello già fatto prima e le risposte ricevute dal CM in vent'anni. Quando mi parlò delle assicurazioni e mi disse di avere provato a contattare la Mutuelle des Motards, senza avere risposte, gli feci presente che era proprio una delle iniziative già svolte da noi anni prima.
Infatti una delle iniziative del CM fu quella di cercare di creare una assicurazione indipendente specifica per i motociclisti. Contattammo allora la Mutuelle des Motards, chiedendo se fossero interessati ad entrare sul mercato italiano, ricevendo una risposta (essere nella FEMA ci ha aiutato in questo), che purtroppo era negativa.
Ci risposero che per creare una compagnia di assicurazione era necessario avere un fondo di garanzia, e che il fondo che avevano raccolto per creare la Mutuelle era stato fatto dai motociclisti francesi, ma era per i motociclisti francesi. Quindi non avevano risorse e nemmeno interesse per un mercato diverso da quello francese. Ci dissero di creare il fondo in modo analogo a quanto fatto in Francia, e che poi avrebbero potuto darci un supporto per come aprire e gestire una compagnia analoga alla loro in Italia.
Però le leggi in Italia era diverse da quelle francesi, si sarebbe potuta fondare una compagnia cooperativa di assicurazione, e provammo a sondare l'interesse dei motociclisti italiani ad impegnarsi in prima persona, ma era la fine degli anni '90, Internet non aveva la diffusione odierna, e non si riuscì a fare circolare la notizia in modo adeguato.
L'allora presidente del CM, Riccardo Forte, provò anche a fare in modo che nel CDA di una compagnia assicuratrice entrasse un motociclista (era la MEIE, non sto a spiegare ora come la cosa avvenne), ma anche in questo caso non si riuscì a dare la necessaria visibilità alla iniziativa, e mancò la necessaria la partecipazione dei motociclisti.
L'idea rimase nel cassetto, in attesa del momento migliore per ritirarla fuori. Raccontai tutto questo a Federico, quindi leggere ora che il CIM ha sfruttato una idea di altri ritengo sia una rappresentazione dei fatti non coerente con la realtà.
Con Road Ride abbiamo provato a svolgere un'altra iniziativa, con una lettera da fare alla ANCI, relativa agli accessi per i motoveicoli nelle ZTL. Trovai molto interessante questa iniziativa, e concordammo di realizzare una lettera congiunta. Dopo avere definito il documento e averglielo inviato con la mia firma, per poi definire come diffonderlo, non ho avuto più notizie di questa iniziativa. Gli ho chiesto notizie più volte, l'ultima volta via mail in giugno del 2013, senza avere risposta.
A differenza della iniziativa sulle assicurazioni, questa è stata una iniziativa proposta da Road Ride, quindi anche se la ritengo valida ed interessante, non voglio che a portarla avanti sia solo il CIM. Proprio perché rispetto il fatto che sia stata ideata da altri, come vorrei che da altri venissero rispettate le iniziative che ha creato il CIM.
Con "altri" mi riferisco ad inziative come quella di ANCMA, che ha fatto una lettera alle autostrade dopo circa 8 mesi che noi avevamo inviato una nostra lettera alle autostrade, con considerazioni e richieste identiche alle nostre. Ricevendo (che sorpresa!!!) una risposta identica alla nostra. Successivamente hanno fatto proposte in ambito assicurativo nuovamente simile alle nostre... ma questa volta dopo oltre dieci anni.
Per quanto riguarda la nostra iniziativa sulle assicurazioni, non posso che essere deluso dei risultati. Le critiche che abbiamo ricevuto sulla mancanza di dettagli sono uno specchio di come le persone leggano le cose con superficialità solo per poterle criticare.
Ho dovuto ribadire più volte che AL MOMENTO la raccolta firme è analoga ad una "ricerca di mercato", stiamo sondando l'interesse che potrebbero avere i motociclisti nell'impegnarsi in prima persona, con una cifra attorno ai 50 €, per creare una compagnia indipendente, simile alla Mutuelle des Motards.
Partire con una raccolta fondi che poi si ferma a metà, sarebbe devastante, i costi per rendere le cifre versate sarebbero davvero soldi buttati via, e vorrei fare partire una iniziativa di questo tipo solo con la consapevolezza di una ottima possibilità di riuscita. I modi per la raccolta fondi, per la successiva gestione della compagnia, le caratteristiche e i possibili costi di una polizza, e cosa fare nel caso non si raggiunga la cifra necessaria, saranno resi noti solo nel momento in cui si attiverà la raccolta fondi vera e propria.
In questi vent'anni abbiamo visto troppe volte che altri si sono appropriati delle nostre proposte (e specifico che non sto parlando di Road Ride), e una delle cose che abbiamo voluto cambiare con il CIM è di dare i dettagli solo quando necessario.
Quindi ritenere le "premesse non proprio moralmente ineccepibili" partendo da una serie di informazioni non propriamente corrette, credo non sia un buon modo di fare una analisi, come non ritengo giusto che si attribuisca al CIM un comportamento non corretto nei confronti di Road Ride, associazione dalla quale sto aspettando da mesi una risposta su una iniziativa che avremmo dovuto realizzare congiuntamente.
Considerando che qui c'è l'ex vicepresidente di Road Ride e che sono venuto a conoscenza solo ora del fatto che Federico è l'ex presidente della stessa associazione, colgo l'occasione per chiedere se Road Ride esiste ancora, e che fine ha fatto quella lettera da mandare all'ANCI.
Se poi vogliamo parlare di buona volontà e correttezza nell'unirsi per fare qualcosa di utile a tutti, potrei farvi una lista di gruppi e associazioni che non si sono mostrati interessati a collaborare, preferendo andare avanti da soli. Per poi cessare ogni attività in capo a due anni o per mostrare che l'interesse per la tutela dei diritti dei motociclisti era solo un obiettivo di comodo.
Scusate se vi sembro sgradevole, ma dopo oltre vent'anni di impegno, di proposte ed iniziative fatte e poi copiate da altri, di ricerca di collaborazione senza esiti, nel leggere che ci viene attribuito il fatto di essere scorretti, di copiare le idee degli altri e di essere noi a non volere collaborare, un poco di fastidio lo si prova.
Un lampeggio
Graditissimo intervento, ringrazio per le spiegazioni.
Io faccio parte del mondo delle due ruote da poco più di tre anni...
Leggo, e credo alla buona fede di chi scrive: tutti, ovviamente.
Mi permetto solo di ribadire che io ci sono, e spero che questa buona iniziativa relativa alla raccolta di firme possa non naufragare.
E che porti ad un risultato, anche se, in effetti "siamo in Italia...".
Un lampeggio anche da parte mia!!
Occorre tenere presente che *purtroppo* siamo in Italia, e abbiamo a che fare con gli Italiani.
Una popolazione che non brilla per spirito di reazione, che di fronte ad una legge ingiusta preferisce cercare il modo di arrangiarsi al protestare per farla cambiare.
Qualcuno potrebbe dire che tanto le proteste non servono, ma io vorrei solo fare notare che le proteste in Italia non ci sono mai state.
Nulla di paragonabile al concetto di protesta che vediamo in altre nazioni.
Qualche anno fa in Svizzera volevano mettere un limite di velocità sulle autostrada solo per le moto, a 80 all'ora.
In capo ad una settimana si è organizzata in modo spontaneo una protesta, che ha portato più di 40.000 moto in autostrada ad 80 all'ora.
Il risultato è che questa legge non è mai stata promulgata.
Se succedesse in Italia, la prima cosa che direbbero tanti motociclisti sarebbe "ma tanto io non vado in autostrada".
Quando proponiamo di fare qualcosa per i pedaggi autostradali, ci rispondono SEMPRE così.
Oramai dobbiamo fare queste proposte solo ai motociclisti fermi negli autogrill, così gli togliamo la possibilità di dare la risposta più facile per disimpegnarsi...
Non ti sto a dire quando facciamo presente del problema dei guard rail. Ci sono stati quelli che hanno detto "tanto vado solo in pista", oppure "tanto vado solo fuoristrada". Ogni scusa è buona per dire "a me non riguarda... tanto io me la cavo".
Se in oltre vent'anni di attività non siamo riusciti ad avere risultati appaganti, è proprio per la esagerata propensione dei motociclisti italiani nel cercare delle vie di fuga dai problemi, che sono preferite all'affrontare i problemi.
E questo non perché i motociclisti Italiani sono strani, ma solo perché sono soprattutto Italiani.
E la stragrande maggioranza degli Italiani i problemi cerca di aggirarli, non di affrontarli.
Caro Marco, mi è stata segnalata la tua risposta al topic qui su Motosicurezza,
gestito dal bravo Alaxandair.
Non sto certo a discutere i meriti e l’impegno del Cim nella sua storia, e nessuno
mi sembra lo faccia, quindi la mia risposta sarà estremamente breve e
circostanziata, visto che vorrei restare alla questione della raccolta firme.
Non ti nego che la cosa ci, e mi, in prima persona, abbia abbastanza sorpreso in
Road Ride, in senso negativo, come ho tentato di farti discretamente notare via mail
all’indomani della notizia.
Come dici tu, il Cim ha vent’anni di esperienza e attività alle spalle.
Ebbene, in vent’anni di attività, oltre ai contatti con la Mutuelle e con altre
compagnie assicurative (non è il luogo per elencarti i contatti di Road Ride, in
soli due anni di attività, con le compagnie italiane e inglesi, oltre ad uno stesso
contatto con la Mutuelle…), in vent’anni, appunto, avete trovato un momento per
lanciare una raccolta firme finalizzata alla costituzione di una compagnia mutua
proprio dieci giorni dopo che ne avevamo parlato per telefono, e che ti avevo
esposto come questa fosse una delle tre idee cardine su cui si muoveva Road Ride.
Il tutto senza trovare però il tempo di mandare una mail, un sms, uno squillo, visto
che in quel periodo avevamo parlato tre volte in due settimane, si discuteva proprio
dell’opportunità di avanzare insieme e di creare nel caso quella che nelle tue
parole doveva essere una “federazione”.
Ecco, in questa vicenda non c’era niente di dovuto e non ci sono colpe o
responsabilità d’altri che mie, e me le sono assunte di fronte ai miei soci come le
riporto ora qui, perchè di certo s’è trattato di una coincidenza per voi come di
ingenuità per me.
Ma sia chiaro anche che io come tutte le persone coinvolte in Road Ride non possono
che augurarvi ogni fortuna in questa iniziativa, non appena l’iniziativa ci sia,
ovviamente.
Perchè come hai giustamente detto, per ora si tratta in effetti solo di
un’operazione pubblicitaria, o meglio, “conoscitiva”.
Anche se, a dire il vero, ci sono molti modi di partire in “pratica” senza il
rischio di “restare fermi a metà” come hai paventato, cosa da cui invece una
semplice dimostrazione d’interesse come avete chiesto con questa sottoscrizione non
vi mette certo al riparo. Questi sono alcuni degli aspetti di dubbio che avremmo
potuto valutare se avessimo proceduto con quello spirito collaborativo di cui
avevamo parlato, e che, ahimè, è mancato.
Veniamo alla lettera all’Anci.
È stata spedita, come d’accordo.
Avendo però con amarezza rassegnato le dimissioni da presidente di Road Ride, ho
evitato di proporre ulteriori solleciti ed altrettanto ha fatto il consiglio
direttivo dell’Associazione.
Road Ride, infine, si è sciolta alla fine dell’anno. Sono certo che i soci, come me,
saranno lieti di appoggiare il Cim non appena ci fossero iniziative interessanti.
Grazie per il vostro impegno.
Federico
Ritengo la risposta di Federico, che all'epoca seguì il tutto da più vicino rispetto a me, esauriente.
Mi ricordo benissimo la vicenda della "federazione" o comunque collaborazione stretta, ne discutemmo nelle nostre riunioni, come ricordo lo stupore della mossa autonoma del cim.
Ricordo poi un eicma in cui si sarebbe dovuto parlare.
Non dico altro, si è detto tutto.
Caro Federico, mi fa piacere rileggerti!
Ricordo che della questione delle assicurazioni ne avevamo parlato, ma le date non coincidono.
Ci sentimmo la prima volta a Novembre del 2012, dove parlammo di varie cose, e anche delle questioni sulle assicurazioni.
Poi proposi di vederci ad EICMA, ma qualcuno è passato quando non ero allo stand, e non mi risulta sia poi ritornato.
Proposi di vederci ad una cena che organizzammo per Natale 2012, e il 31 Gennaio 2013 ti scrissi per proporti partecipare (tu o qualcuno della tua associazione) alla nostra assemblea annuale, che si sarebbe tenuta il 10 Febbraio 2013.
Alla proposta per l'assemblea, non ho nemmeno ricevuto risposta.
Tra Febbraio e Marzo del 2013 ci siamo sentiti per la lettera ad ANCI, si parlava di una raccolta firme per la questione degli accessi nelle zone regolamentate. La raccolta firme relativa alle assicurazioni è partita il 12 Aprile.
In ogni caso la decisione di fare partire questa iniziativa non è correlata alla nostra conversazione, proprio per il fatto che alcuni progetti che vanno avanti da anni sono continuamente in attività, con diverse iniziative che vengono attivate nel tempo.
Quello che ho riportato nel mio messaggio relativamente ai contatti del CM con la Mutuelle è solo come la cosa è iniziata, quasi quindici anni fa. Successivamente sono state fatte altre azioni, cercando di mettere in piedi altri progetti, sia con broker che con altre compagnie, appoggiandosi anche ad iniziative già in atto create da club monomarca. Non sono stati quindici anni di quiescenza, anche se quello che veniva fatto non portava ad azioni pubbliche.
L'iniziativa della raccolta firme era stata già proposta internamente, anche se per un periodo differente, ed è stato un evento esterno, non riconducibile a Road Ride ma ad altro, che ci ha portato a farla partire prima del previsto. Non ho problemi a dare ulteriori dettagli, se la cosa ti interessa preferisco però farlo a voce.
Mi spiace che sia stato visto diversamente.
Visto che la lettera per ANCI era stata fatta congiuntamente, avrei apprezzato essere stato messo al corrente della sua spedizione, sia per poterne pubblicizzare l'evento, sia per tenere sotto controllo (ed eventualmente sollecitare) reazioni o risposte da parte di ANCI. A proposito di questo chiedo se ce ne siano state, e se si può avere una copia di quanto inviato, per nostro archivio.
Mi spiace che Road Ride sia stata chiusa, ma come ho scritto, tenere attiva una associazione è qualcosa che porta un impegno che spesso viene sottovalutato. Capita che si parta in dieci, tutti convinti di quello che si vuole fare, per accorgersi che in capo a sei mesi metà delle persone non ha più tempo da dedicare, e dopo altri tre mesi si resta in tre o quattro che si chiedono che fare, se chiudere o andare avanti.
A questo aggiungi la difficoltà di ottenere risultati concreti, il disinteresse dei motociclisti che sono più facilmente attratti da altre situazioni, e altre delusioni che si incontrano durante l'attività.
E' per questi motivi che riteniamo che sarebbe auspicabile unirsi tutti insieme, invece di fare decine di gruppi indipendenti.
Mi rendo conto che negli ultimi cinque anni di attività del CM l'impressione che si aveva di quella associazione è che fosse più che altro un gruppo di bikers. Se non ricordo male, non ti era noto che fosse una associazione di volontariato.
L'evoluzione come CIM è stata anche per cercare di dare evidenza degli obiettivi della associazione, e per toglierci l'etichetta di associazione di nicchia.
Resta purtroppo il fatto che si potranno ottenere risultati solo quando tra i motociclisti nascerà la voglia di fare qualcosa di attivo, che non sia solo il cliccare su "mi piace" su FB quando vedono un post che parla di problemi dei motociclisti.
Cosa che non so se avverrà mai...
Lamps
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