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Prossime modifiche alla EN13595?
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Sono stato allo stand della Clover all'Eicma e, parlando della linea Tekno WP (quella omologata livello 2), mi hanno detto che stanno esaurendo le scorte a magazzino dei pantaloni (hanno solo più una taglia disponibile) ma stanno aspettando a ricominciare la produzione perchè la norma europea verrà modificata a breve, e sembra che sarà meno "esigente".
Vi risulta?
Ciao, come si può leggere su questo link http://www.motosicurezza.com/?q=forum/clover-2013-gran-colpo-con-la-giac... al post 18 la risposta che hanno dato a te è in linea con quello che l'ufficio marketing (se non ricordo male) di Clover ha risposto a me solo pochi mesi fa, quindi direi che le cose tornino, almeno per Clover
Quindi è passato un anno e sono ancora in attesa... Però non trovo notizie in merito a queste modifiche alla norma...
Vado un attimo OT per lamentare che al momento le scelte per una giacca in tessuto omologata sono ancora più risicate:
- la Halvarssons Safety è disponibile solo livello 1
- la Clover Tekno WP bisogna riuscire a trovarla di taglia e colore che vadano bene
- la Scott Leathers Road Airflow non c'è hi-viz e si trova solo in Inghilterra (o sbaglio?)
- la Spidi Ergo 365 Pro Expedition non c'è hi-viz e ho letto di dubbi riguardo l'omologazione
al volo dalla russia, qui c.e. pessima connessione.
la road airflow se glielo chiedi ti ci mettono le scrisce catarifrangenti.
inoltre la scott produce anche questa http://www.scottleathers.co.uk/prodpage.asp?ProductID=39 lo so, le foto fannos chifo, ma e. hi viz. anche qua su ordinazione ti fanno le foto catarifrangenti.
non e. problema ordinare via internet, io la ho rpesa cosi.
Pensa che io ho comperato la Tekno WP questa estate e sono stato costretto a prenderla nera perché era l'unico colore nel quale fosse disponibile anche la mia taglia, mentre per i pantaloni niente da fare; attendono di mettere in produzione il nuovo modello e nel frattempo se vuoi il livello 2 ti devi rivolgere ad un altro marchio. Avrevo chiesto di produrre un paio di pantaloni per me della mia taglia e che sarei andato di persona in fabbrica sia ad ordinarlo che a ritirarlo ma mi hanno detto che non possono produrre un capo solo per me. Peccato, spero che esca qualcosa a breve, essere bardato dalla testa ai piedi con esclusione delle gambe non mi dà molta fiducia quando mi metto in strada...
Mi auto rispondo perché penso di aver trovato ciò a cui si riferiva l'addetto della Clover (a proposito delle modifiche alla norma).
Questa è la fonte completa, ma mi permetto di tradurre qui il paragrafo "The Future?".
Quanto segue è il commento di un responsabile di un'azienda del settore, che però ha voluto rimanere anonimo:
Il motivo principale è che il governo francese ha dichiarato che non solo l'abbigliamento moto per uso professionale dovrebbe essere conformi agli standard pertinenti (ivi comprese le norme di calzature e guanti), ma anche l'abbigliamento per il tempo libero e l'uso urbano.
Il governo francese dichiara semplicemente che se un prodotto viene promosso o anche implica di essere 'protettivo', esso dovrebbe essere considerato come DPI (dispositivi di protezione individuale) e dovrebbe pertanto rispettare gli standard, a prescindere che sia destinato ad uso professionale o no. Certamente non hanno tutti i torti!
Siamo d'accordo che è nel nostro interesse comune come industria stabilire standard minimi quando dichiariamo di produrre abbigliamento protettivo, e anche che sia nostro dovere morale, come produttori seri di abbigliamento protettivo, informare correttamente il consumatore finale riguardo il livello di protezione che lui o lei può aspettarsi quando acquista un capo descritto come adatto per uso motociclistico.
Il problema a questo punto è che gli standard attualmente in vigore sono per uso professionale. Quindi non stiamo parlando di abbigliamento moto per il tempo libero o per uso urbano. Di conseguenza, nessuno se n'è mai occupato.
Le uniche norme applicabili anche al tempo libero e ad un utilizzo urbano riguardano i paraschiena e le protezioni antiurto degli arti. (Per quanto riguarda i paraschiena: recentemente una norma riveduta è stata resa applicabile, la EN 1621-2: 2012 (norme più severe considerando anche i valori di impatto a caldo, freddo e umido)).
Gli standard per uso professionale sono generalmente considerati troppo rigidi e poco realistici da praticamente da tutti i costruttori, e anche noi siamo d'accordo.
Nel 2013, solo Clover offriva abbigliamento certificato e approvato CE di livello 2. Per acquisire la certificazione e l'approvazione, il prodotto deve essere testato e approvato da un ente certificato e si sta quindi parlando di giacche che costano circa 1000 dollari nella vendita al dettaglio.
Sono ottimi prodotti, ma (necessariamente) sovra-progettati per soddisfare i severi standard EN13959-1 -4 (: 2002), con il risultato di non essere veramente adatti per la maggior parte dei motociclisti ricreativi o urbani.
La sicurezza passiva consiste prevalentemente nel comfort (peso, la libertà di movimento, il controllo del clima) e nella visibilità, e ciò viene ignorato o semplicemente non affrontato dalle norme vigenti.
Costrette dal proprio governo, alcune marche francesi si sono unite e hanno creato la loro versione 'light' della EN 13595 1-4 (giacche, pantaloni e tute) e EN13594 (guanti), che sono chiamati protocolli VO5 e VO6 (lo etichettano come CE Livello 1, vedi le collezioni di Bering, Ixon e Furygan per esempio).
Il governo francese ha 'approvato' tutto ciò e ora cercano di renderlo obbligatorio nell'UE. Noi e la maggior parte delle altre marche non francesi (cioè Alpinestars, Dainese, REV'IT !, Spidi) non siamo d'accordo con questo concetto e abbiamo proposto (tramite ACEM (l'equivalente europeo del vostro Industry Council Moto) e WG9 (il dipartimento governativo europeo relativo ai DPI) di sviluppare insieme un nuovo standard per l'uso urbano e per il tempo libero.
Per quanto ci riguarda, lo standard per l'uso professionale può rimanere intatto. Un rappresentante del nostro reparto produzione è presente in quel gruppo di discussione.
In sostanza, è tutta una questione di tutela dei consumatori: il consumatore ha il diritto di sapere esattamente quello compra. Questo include il diritto di sapere cosa aspettarsi da un prodotto quando viene venduto come dispositivo di protezione individuale. Attualmente non è chiaro e semplicemente un disastro, anche per le aziende molto professionali di cui sopra.
Siamo d'accordo che:
1- Ci dovrebbe essere un nuovo standard, impostato come la norma EN 13595 per uso professionale, ma per l'uso urbano e per il tempo libero. Una 'versione più leggera' con requisiti inferiori, ma quantomeno minimi relativi a [1] resistenza all'abrasione impatto, [2] scoppio forza e [3] impatto resistenza al taglio.
2- Dovrebbe essere chiaramente visibile sull'esterno del prodotto a quale livello di protezione (standard professionali o di svago / uso urbano) è conforme il prodotto. Si tratta di informazioni importanti per il consumatore.
3- Dovrebbe essere chiaramente spiegato nella documentazione fornita con il prodotto.
4- I prodotti (a nostro parere) non dovrebbero devono essere sottoposti a un processo di certificazione da parte di un organismo notificato in quanto si tratta di una procedura molto costosa e dispendiosa di tempo (più costosa). Tuttavia, l'equivalente dell'autorità europea per cibo e droga dovrebbe controllare rigidamente, e le sanzioni dovrebbero essere molto elevate quando, dopo che campioni casuali vengono controllati in laboratorio, il livello richiesto di protezione non è soddisfatto.
5- Ci dovrebbero essere anche sanzioni elevate per tutti i produttori che mettono prodotti sul mercato con false etichette CE. In questo senso, sarebbe bello se il governo UE in qualche modo controllasse la qualità e la fornitura di etichette CE (qualcosa con protezione contro le frodi integrato) che possono essere attaccate ad un prodotto. Tutti i produttori dovrebbero poi fare domanda per queste etichette (che potrebbero anche avere un codice/numero univoco) e ciò fornirà anche un'idea sugli effettivi volumi di vendita di abbigliamento da moto nella comunità europea (non possiamo vendere più del numero di etichette rilasciate). Sarebbe una piacevole conseguenza ricevere questi dati per essere anche in grado di stimare la propria quota di mercato.
6- Tutta la documentazione attuale dovrebbe essere aggiornata e un unico documento dovrebbe essere creato da ACEM che indichi chiaramente ciò a cui noi e i nostri concorrenti dovremmo aderire. Inoltre, per i produttori extra-europei, dovrebbe essere chiaro a cosa aderire se vogliono vendere DPI nell'UE.
In sostanza il suo punto di vista è quello di creare un ulteriore standard più basso ma più semplice da produrre.
Il mio pensiero combattuto: da un lato significherebbe penalizzare il livello di sicurezza, ma dall'altro probabilmente uscirebbero sul mercato molti più prodotti certificati per determinate prestazioni...
si, so della situazione e sono molto critico.
Lo standard attuale si basa su dati empirici e la denominazione professionale è puramente formale, nata per seguire alcuni comportamenti lobbistici.
Abbassare lo standard è a mio avviso un non-sense, lo standard esista da oltre 10 anni (facciamo venti, se consideriamo il cambridge standard che molte marche ben conoscevano) e il fatto che non si sia fatto un minimo di r&d dimostra la volontà di tenere alti i margini di guadagno e basta.
Lo standard è "più che raggiungibile" con prezzi e vestibilità/comodità paragonabili ad un prodotto di marca non certificato. Lo dimostrano tante "piccole marche" (scott leathers, jofama, clover, gimoto).
In ogni caso pubblicherò due articoli apparsi su insella, a cui io ho collaborato.
" I prodotti (a nostro parere) non dovrebbero devono essere sottoposti a un processo di certificazione da parte di un organismo notificato in quanto si tratta di una procedura molto costosa e dispendiosa di tempo (più costosa). "
Che cosa è? Uno scherzo?
Vogliamo che non ci sia più la certificazione di un ente terzo?
Sarei curioso, scusate l'estremizzazione, di sapere se l'autore di queste parole ha il fegato di usare profilattici senza certificazione di ente terzo.
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