Questa è la seconda della serie di interviste, tutte uguali ma con interlocutori diversi, seguiranno altre due aziende.
Dainese la conoscete, benché i punti di vista sulle omologazioni siano molto differenti, abbiamo ritenuto importante il loro parere.
Ringrazio il simpaticissimo Vittorio per la disponibilità, rara in Italia.
Vittorio Cafaggi è laureato in Economia e Commercio a Verona, da vent'anni lavora alla Dainese dove ricopre attualmente l'incarico di Corporate Development Manager. Oltre ad occuparsi del Marketing e della comunicazione di prodotto, prima, e istituzionale, poi; ha seguito i più importanti progetti di innovazione dell'azienda, supportandoli dal punto di vista delle relazioni istituzionali.
Tra di essi il progetto sicuramente più importante è D-air, l'air bag Dainese per motociclisti.
Motosicurezza: Come descriverebbe, in poche righe, il modo in cui usualmente i motociclisti e
"scooteristi" si proteggono in Europa?
Vittorio Cafaggi: è semplicemente diverso. Lo scooterista spesso non è un motociclista ma un automobilista che vuole evitare il traffico. Non possiede quindi quel bagaglio tecnico che caratterizza il motociclista non dico di lungo ma almeno di medio corso. Va quindi educato.
Dal punto di vista geografico non vi è comunque dubbio che la sensibilità al problema della protezione personale sia più spiccata nelle nazione del Nord Europa, facilitate in questo dal clima meno caldo. Va quindi informato.
E' evidente che in Grecia o in Sicilia non è pensabile indossare una tuta in pelle o in Gore-Tex in agosto.
Motosicurezza: Il Cambridge Standard è una realtà da 15 anni, la en 13595 da 7; ma sono relativamente poco applicate (come anche la en 13634 e la en 13594), secondo lei perché? Vi è una responsabilità (sia in positivo che in negativo) delle aziende e della stampa?
VC: Queste norme sono limitate nell'applicazione non per colpa delle aziende o della stampa ma perché la loro formulazione è tale da renderne difficile l'applicazione per ragioni legate ad un importante aspetto della sicurezza come l'ergonomia. Non sempre è possibile seguire le indicazioni della norma senza perdere qualche cosa o molto in termini di ergonomia, peso, traspirabilità ecc. Nel caso dei guanti diventa davvero arduo salvaguardare la libertà di movimento della mano.
C'è poi il problema dei costi: dobbiamo considerare che ogni modifica anche meramente estetica richiede una nuova omologazione, con conseguente esplosione dei costi. Prodotti come gli stivali e i guanti non sono sempre in grado di sopportare questo aggravio.
Motosicurezza: Lei pensa che se tutti i consumatori usassero abbigliamento en 13595 sarebbe positivo?
VC: Data la situazione che viviamo ogni giorno, io penso che sarebbe positivo che si diffondesse la cultura della protezione (omologata) non necessariamente della en 13595, e non sono convinto che questa norma aiuti questa presa di coscienza.
Motosicurezza: L'abbigliamento omologato è realmente più protettivo di quello non certificato? (risponda citando dati)
VC: La certificazione è utile per stabilire un livello minimo al di sotto del quale non si parla di protezione e per evitare che chiunque si appropri di questo termini inducendo nell'utente una percezione distorta di ciò che sta comprando.
Detto questo cito il caso di Dainese in cui le protezioni composite e i paraschiena proteggevano benissimo anche prima dell'introduzione della norma, /ome dimostrato da innumerevoli cadute in pista e su strada dalle quali il pilota è uscito illeso nella parte protetta.
Le certificazioni attualmente in vigore non prendono minimamente in considerazione aspetti assolutamente rilevanti per la sicurezza come il peso, la capacità di lasciare lasciare respirare il corpo.
Motosicurezza: La en 13595, en 13634 e la en 13594 saranno presto aggiornate; quale è il suo auspicio?
VC:Che vengano modificate portandole verso un concetto di sicurezza più evoluto, non solo legato alla capacità di assorbire lo shock.
Motosicurezza:Commenti la seguente frase: "la cambridge machine (test abrasione) non funziona bene e non è affidabile".
VC:Non ho mai effettuato test con la Cambridge machine e quindi non sono in grado di esprimere un giudizio sensato.
N.d.R. (09/05/2010): a causa di un "misunderstanding" l'ultima risposta non rispecchia il pensiero di Dainese. La risposta rappresentante correttamente tale pensiero è la seguente: "A oggi [...] è l'unico dispositivo che riesce a darci un risultato oggettivo per la verifica delle reali performances antiabrasione dei materiali, considerata anche la variabilità dei risultati ottenuti. il test in sè, che serve per omologare ma non è di per sè un'omologazione, è un test che dà risultati attendibili."