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Sulle tute in pelle cinesi
Pubblico una riflessione che mi è venuta nottetempo, rispondendo su di un forum a proposito della supposta qualità delle tute made in China del Madif Group (Berik, ArlenNess, Suomy, Spyke e chi sa quanti altri marchi).
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Ma d'altronde, cosa pretendete da roba che costa così poco? Ovvero il capo finito costa a prenderlo nei mercati di origine poche decine di dollari. Il prezzo finale deriva da una quantità di passaggi: fabbrica, progettisti, navi, trasporto, stoccaggio, smistamento, rappresentanti, spedizionieri, negozianti, bla bla...
Io non dico di non comprare roba cinese. Se volete fatelo.
Io dico, se possibile, di prendere prodotti da chi potete contattare direttamente senza troppi intermediari, limitando la catena di passaggi, in modo che la cifra che spendente vada effettivamente nel vostro capo e in chi lo ha fatto.
Eliminando le migliaia di persone che ci mangiano su (a partire dai poveri operai cinesi), secondo me, è possibile con una spesa analoga o di poco superiore avere qualcosa che vale molto di più.
Le tute in pelle non sono telefonini. Sono prodotti organici che ahimè derivano dalla morte di un animale. Che richiedono mestiere, che richiedono determinati trattamenti per la concia del pellame, che richiedono una scelta del pellame, che richiedono capacità di progettazione e realizzazione. Che richiedono per lo meno un rispetto per la vita uccisa affinché si salvi la nostra.
Io credo che usare la pelle di un animale sia quasi una pratica disumana, ma se proprio si deve, trovo che sia giusto farlo con coscienza e cercando di avere qualcosa che possa durare una vita e che abbia un valore intrinseco fatto di qualità e di capacità artigiane.
Quanto costa un giubbino in pelle di marca fatto da schiavi industriali in oriente? Quanto costa un giubbino fatto a mano? Siamo lì.
Io invito semplicemente a guardare un po' più in là di quelle che sono le offerte massificate della pubblicità. A superare almeno qui dove c'è in gioco la pelle nostra e quella di animali sacrificati per il nostro diletto, il concetto del consumismo a tutti i costi.
Poi ognuno è libero di fare come vuole, ci mancherebbe.
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Commenti
3 comments postedD'accordo sulla filiera di produzione, ma non mi pare un ragionamento "ambientalista" quello di dare valore simbolico alla pelle dell'animale... Se si usa la pelle di un'animale la cui carne è già stata destinata all'alimentazione, la sua pelle da scarto che era diventa materia prima pregiata. Se invece di usare quella pelle si producesse un tessuto sintetico sai quanto inquinamento in più si produrrebbe? Tutto sta a non "sprecare", ma se mangiamo un animale riciclarne la pelle è del tutto positivo dal punto di vista ambientale.
Sì, dal tuo punto di vista hai ragione.
Ma dal punto di vista mio, che sono fortemente contrario all'uso degli animali nell'alimentazione, mi vedo essere critico all'uso degli stessi per altre attività.
Non è un discorso ambientalista, è il mio punto di vista.
Credo in uno sfruttamento meno invasivo della natura, nella produzione di meno cose e migliori. E se un animale ogni tanto fa la sua fine onorevole ci può stare.
Ma immagino sarai d'accordo con me che come è oggi la situazione è troppo esagerata.
Gurda che vacche,manzi e vitelli non li macellano per fare tute da Motocicletta ma per fare bistecche,quindi non vi fate scrupoli se portate una tuta in "pieno fiore"...Il resto e' gia' stato divorato da un pezzo!