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Un piccolo preambolo
Inizio nuovamente a pubblicare i nostri articoli dopo lungo tempo. Sono stato un po' latitante. Tra impegni accademici e, purtroppo, problemi anche di salute, questa attività "semi professionistica" è passata in secondo piano, anche perché autofinanziata e via dicendo. Con questo autunno spero di iniziare a pubblicare regolarmente come in passato, anche con l'aiuto di Claudio (Taym) che qua ringrazio. Prossimamente dovremmo anche migrare su altri server, ma questo lo lascio a chi di dovere. Buona lettura!
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E’ finita l’estate, la stagione tipica del motociclismo, le nostre città e le campagne si sono riempite di moto che non siamo abituati a vedere d’inverno. E’ forse per questo che a volte preferisco guidare d’inverno, anche perché come diceva un vecchio meccanico “i carburatori respirano meglio”.
In ogni caso insieme all’arrivo del vento d’estate sono arrivate nuove norme di certificazione dell’abbigliamento protettivo da moto. Già tempo fa è stata riscritta, abbastanza positivamente, la EN 13634, la norma che riguarda la certificazione delle calzature. Al giorno d’oggi peraltro la certificazione dell’abbigliamento sembra essere finalmente apprezzata dal pubblico italiano e da alcune aziende (tra le italiane sono sicuramente da ricordare Clover o Gimoto), che sembrerebbero, grazie a prodotti certificati, risentire meno la crisi rispetto ad altre; questo grazie a un trend -di cui sono sostenitore se non fautore- crescente di informazione vero il pubblico da parte della stampa. Ciò sicuramente aiuta ad aumentare la protezione dei motociclisti italiani e quindi a -come empiricamente dimostrato- diminuire la gravità delle lesioni nei malaugurati casi di sinistri. Io stesso ho in passato, ahimè, testato dal vivo un paio di calzature che si sono comportate egregiamente: danneggiandosi hanno lasciato il mio piede incolume.
La norma che è stata riformata è la EN 1621-1 riguardante i protettori, come ad esempio quelli “classici” di spalle, gomiti e ginocchia, o quelle più rare, ma di fondamentale importanza, dei fianchi. La norma “nuova”, chiamata UNI EN 1621-1:2013, prevede due livelli di protezione rispetto all’unico della “vecchia” versione. Il test previsto dalla norma, come da quella precedente, consiste nell’impattare il protettore con una energia di 50J e misurare la forza residua in kN rilasciata da esso. Semplificando nella vecchia norma il valori medio di forza residua rilasciata doveva essere massimo di 35 kN, valore che nella nuova norma si ritrova nel livello 1. Nel livello 2 invece il valore media di forza residua dovrà essere di 20 kN. Inoltre la nuova norma prevede dei test, prima non previsti o non armonizzati, ad ambiente modificato (Es.: caldo, freddo, umido etc.). Aspetto una positiva reazione del mercato e mi aspetto una forte presenza di protettori livello 2, che sicuramente aiuteranno ad aumentare la protezione dei consumatori; invito quindi il pubblico a cercare i protettori livello 2.
E’ invece in fase di final draft la nuova EN 1621-2, la norma che riguarda i paraschiena. In questo caso le modifiche saranno più raffinate e riguardano, oltre all’introduzione anche qui di test in ambiente modificato, l’introduzione di un nuovo tipo di paraschiena, a fianco del tipo lombare e “classico” (esteso): il Central Back, che coprirà solo la parte centrale della schiena. Personalmente rimango dubbioso su questo nuovo tipo di paraschiena, che rischierà di diminuire la protezione media dei motociclisti specie su capi “fashion” o “urban”, a fronte di un opinabile -tenendo conto dei nuovi materiali leggerissimi e traspirabili- aumento di comodità. Altre modifiche riguarderanno il metodo di scelta dei punti di impatto sul protettore. Aspetto la pubblicazione definitiva per ulteriori commenti.
Il mio invito per il pubblico, come sempre, è quello di informarsi prima di comprare o scegliere i prodotti, questo nella fattispecie comparando i dati di forza residua in kN dei protettori, tramite i libretti illustrativi ad essi obbligatoriamente allegati. Minore sarà il valore numerico, migliore sarà la protezione.
Infine un invito ai distributori e ai rivenditori: dalla mia esperienza posso dire che chi offre prodotti migliori e maggiore competenza sarà maggiormente apprezzato dal pubblico. Specie in Italia spesso si assiste a vendere in modo improvvisato, cioè non è bene né per la propria impresa, né per il pubblico. Secondo me un cliente che troverà un venditore competente e che offre prodotti certificati e maggiormente protettivi, è un cliente che tornerà. Invito quindi gli operatori ad informarsi e ad offrire apertamente, così come d’uso nell’era di internet, informazioni approfondite e tecniche sui propri prodotti. Io, da cliente, apprezzo.