Gli standard europei sono, ad oggi, i più avanzati e sono presi come norme di riferimento per l'abbigliamento motociclistico in tutto il mondo. Se è vero che la sicurezza attiva è demandata alla nostra attenzione e prudenza e alla messa a punto della nostra moto, esiste sempre e comunque una componente inafferrabile di fatalità di cui dobbiamo tenere conto nel valutare i dispositivi per la nostra sicurezza passiva.
La certificazione europea è quel punto di partenza per avere un minimo di garanzie sulla protezione dei nostri capi di abbigliamento. È nostro interesse avere sempre più capi certificati a nostra disposizione. La pubblicità delle ditte di abbigliamento non ci devono bastare. Ci concentreremo quindi sugli standard europei, quelli che consentano di definire una protezione come tale, mediante il marchio CE.
Va sottolineato che per legge è vietato vendere protettori definiti come tali senza marchio CE, oppure vendere un capo di abbigliamento, guanto o stivale, definito come protettivo se è solo dotato di protezioni CE (vedremo quando un indumento è protettivo più avanti). La normativa CE è alternativa (o viceversa) al “Cambridge Standard”, uno standard finalizzato esclusivamente alla protezione (mentre la CE è finalizzata anche al commercio, visto che è scritta anche dai rappresentanti dell'industria). Sotto ogni norma abbiamo specificato il suo corrispettivo “Cambridge Standard”.
Alcune marche che attualmente usano certificare i propri prodotti, oltre che con le norme CE, anche con il “Cambridge Standard” sono, ad esempio, Bksleather e Hideout; marche inglesi, non a caso il “Cambridge Standard” è nato in Inghilterra. Anche il gemello del “Cambridge Standard”, il “SATRA alternative technical specification” è inglese.
Il Cambridge Standard, non specifica se l'abbigliamento è professionale o meno, al contrario della norma CE.
Alcuni produttori (o meglio la quasi totalità) infatti realizzano capi senza certificarli CE, adducendo come "giustificazione" che il capo è destinato ad un pubblico non professionale, definendolo l'abbigliamento come "da tempo libero". Ma chi guida per passione è esposto agli stessi rischi di chi è professionista
Vista la quantità di materiale che abbiamo dovuto riassumere e schematizzare, ci scusiamo in anticipo per gli eventuali errori.