Grazie ad un amico titolare di una ditta del settore ho avuto modo di partecipare alla fiera biennale di Colonia non solo come "reporter" ma anche come "espositore". Insomma la fiera vista da dentro. Credo sia un'ottica interessante e diversa dal solito e oggi vorrei un po' raccontarvi questa esperienza. Non temete, presto parleremo anche della nuova giacca Clover, della nuova tuta Gimoto, della Jofama, di altri capi certificati e, ahimè, di finte e/o erronee certificazioni (di nuovo!).
La fiera è durata dal 5 al 10 ottobre 2010. Tuttavia noi (io oramai ero "operatore"!) siamo arrivati il giorno prima. Bisognava montare lo stand. Totale disorganizzazione e "casino". Disparità di trattamento nel parcheggio e nell'allestimento a seconda delle nazioni. Alla fine fine la maggior parte degli espositori han fatto da soli. Ma bisogna dire che alcuni espositori (anche italiani) erano interessati più che altro alla birra locale (Koelsch) e alle "case pubbliche", non ci hanno pensato troppo agli allestimenti. Nonostante il casino su ogni stand sono presenti vari volantini del tipo "Pizeria Giovvani", "Ristorante da Marrio", e "privat....". Volantini puntualmente presenti sin da prima dell'arrivo espositori.
Giorno due. Giornata dedicata alla stampa. C'è molto calma. La fiera è deserta ed immensa. Si gira rilassati e senza fretta. Saluto gli amici e faccio delle foto. Ancora scarsissima presenza di ragazze immagine. Costano e in tempo di crisi si risparmia su tutto. O forse i giornalisti sono poco interessati al gentil sesso? Alcuni stand sono ancora vuoti. Sarà la birra forte o la qualità delle imprenditrici locali? La maggior parte de giornalisti resta poche ore in fiera. Come faranno a vedere e ad analizzare tutto? Sono uni e trini? Si accontenteranno delle cartelle stampa?
Giorno tre. I giornalisti seri restano ancora. Girano e cercano le novità e le piccole curiosità. Iniziano a girare anche gli imprenditori. Però l'atmosfera inizia a essere quella degli ultimi giorni.
Dal quarto al penultimo giorno. Più che altro famiglie. Girano fanno foto e ridono. Gli stand dove si vende merchandising dei campioni (Es.: VR 46) vanno benissimo. Di venerdì si finisce due ore dopo. Non serve a nulla. Ci sono solo coppiette in cerca di intimità.
Ultimo giorno, domenica. Giornata deserta. Ma ecco all'improvviso apparire, nelle ultimissime ore, i veri motociclisti. Quelli che entrano quando gli espositori sono stanchissimi e stanno già imballando (di solito sono quelli che hanno allestito in ritardo), quelli che quando vedono un prototipo originale di una moto non sanno che dire e quindi dicono "io la farei meglio" oppure "ma li supera i 350 km/h?". I veri motociclisti sono quelli con tuta cinese o pakistana. E che cercano l'affare del secolo. Si, perché i cinesi e i pakistani sono presenti. Arrivati coi loro prodotti direttamente dal lontano oriente. E il costo del viaggio probabilmente supera quello della merce. Così la mattina i caschi taiwanesi costano già 70 euro cadauno, i cinesi 35. Ma già in serata per un integrale cinese marchiato CE (l'unico al mondo, gli altri sono ECE; tranne i taiwanesi. Quelli sono, in sequenza corretta, ECE, DOT, SNELL, JIZ, NZ, ASI) lo si porta a casa per 15 euro. Uno stand con giacche pakistane in cordura tarocca lo si compra, tutto, a meno di mille euro. Una cinquantina di capi da rivendere come vero "made in italy" a 200 euro a pezzo! Si torna a casa. Alcuni approfittano per la ultima notte brava.
Riguardo alle moto l'unica novità per me interessante è stata la Horex (foto). Una sei cilindri sovralimentata non è da tutti i giorni! La fiera è comunque stata fiaccha. Pochi contatti commerciali e assenza di molti marchi!
Segue un altro articolo dedicato esclusivamente all'abbigliamento. Con dettagli tecnici e foto nostre!