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Omologazioni, quale futuro?
Siamo prossimi alla pubblicazione della EN 1621-3 riguardante i protettori per il petto. Deduco ciò dal fatto che la Spidi parla sul proprio sito di questa norma.
Mi sembra giusto a questo punto riflettere sul futuro della normativa. Ad un quindicennio dal Cambridge Standard (C.S.) esso "resiste audace" come, a mio avviso, massima espressione della protezione per motociclisti. La sua evoluzione "mutilata" (senza il livello 3), la EN 13595, è rimasta praticamente ignorata dai maggiori produttori. Pochissime marcheomologano capi secondo questa normativa: in poche parole gli standard "difficili" (ovvero veramente sicuri) sono poco diffusi, non si è voluto creare interesse nè coscienza tra i consumatori e le case produttrici latitano più o meno in buona fede.
Qualcuno ribatte a questa critica sostenendo che, se le marche non omologano i capi, è per tenere i prezzi bassi. O per non penalizzare il confort. O per l'ergonomia. Chiacchiere.
Quello che ci interessa è la sicurezza. Anche il confort e l'ergonomia sono caratteristiche di sicurezza, ma non possono prescindere dalla protezione. Ad esempio pochissime marche, anche le più pubblicizzate e famose, montano le protezioni sui fianchi, uno dei quattro punti più esposti in caso di incidente. E ciò avviene anche in capi da parecchie centinaia di euro, prezzi spesso paragonabili o superiori a quelli degli omologati. (Continua...)
Oppure si pensi che la stragrande maggioranza delle protezioni sono testate solo 35kN@50J (ovvero impatti da 50 joule con forza residua media massima di 35 kiloNewton, che è il minimo previsto dalla norma EN 1621-1), mentre già nel 1994 il Cambridge Standard prevedeva test a 25kN@60J; pochissime marche oggi offrono protezioni da 75 o da 100 J. 1
In una situazione in cui la sicurezza è già poco considerata, qualcuno ha addirittura proposto di ridurre la EN 13595; ovvero di inserire un livello 0 in cui entrerebbero tutti i capi ad ora non omologabili (protezione da vento e pioviggine...?). Oppure di creare un livello 0 da 2.5 secondi di abrasione. Oppure di creare livelli per i capi in tessuto da 1.6 secondi2. Insomma, si è proposto di ridurre i requisiti per omologare un capo. Una proposta che va a discapito della sicurezza: anche perché i 4 secondi di abrasione - valore che comunque buona parte dell'abbigliamento attualmente non raggiunge - del livello 1 del C.S. sono adeguati solo per cadute a velocità urbana.
Leggendo il sito Spidi scopro che una forza residua di "21,8 kN" sarà ammessa nella EN 1621-3 (su un impatto, immagino, di 50 J ), quando già oggi alcune marche offrono chest protector con forze residue minori ai 18 kN (secondo la EN 1621-2 livello 1).
A breve probabilmente verrà pubblicato lo standard EN 1621-4 riguardante gli airbag. Spero fortemente che l'impatto sarà maggiore di 50 J e che la forza residua media sarà sensibilmente minore ai 9 kN. Mi auguro anche che venga previsto un test di abrasione per il tessuto (altrimenti l'airbag si fora in caso di scivolata) e uno per garantire l'effettiva immobilità ed efficacia della protezione.
Solo mantenendo gli standard difficili da ottenere, semmai rendendoli ancora più ostici, aumenterà davvero la sicurezza. Svilire le omologazioni e facilitarne l'ottenimento potrà sì far avere più capi omologati, ma non aumenta effettivamente la sicurezza.
alaxandair[chiocciola]motosicurezza.com
1) si vedano i post di Paul Varnsverry su www.advrider.com
2)per maggiori informazioni clicca qui
- Alaxandair's blog
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Commenti
3 comments postedIn effetti l'unico vantaggio che si potrebbe avere con omologazioni "facilitate" e conseguentemente con più capi omologati sarebbe quello di sapere ESATTAMENTE quello che si compra e quanto resista. Diciamo quindi che andrebbe più verso l'informazione che verso la protezione vera e propria.
Il che secondo me sarebbe da una parte un piccolo passo in avanti (per quanto riguarda l'informazione al consumatore) e dall'altra un possibile passo indietro comunque evitabile nel caso le aziende serie che fin'ora hanno omologato continuassero a produrre capi che superano ampiamente le omologazioni.
E anche nel caso fosse anche a livello di omologazioni un piccolo passo indietro, permetterebbe almeno di "familiarizzare" il mercato con le omologazioni, e conseguentemente in un futuro (si spera prossimo) si otterrebbe un innalzamento del livello di protezione richiesto dalle omologazioni, proprio perchè è il mercato che lo richiede..
Non so se sono riuscito a spiegarmi..
questo è vero, ma de facto per i tessuti già si sa ora quanto resistono (nylon 500 = c.ca mezzo secondo), mentre per la pelle sarebbe sufficiente imporre, nel caso di capi che montino protezioni omologate (in modo da evitare "brogli" per moto/per tempo libero), la pubblicazione di un test report en 13595-2.
A mio avviso, siccome il cambridge standard nasce da statistiche ed è VERAMENTE sicuro, bisognerebbe usarlo in modo più ampio; magari imponendo protezioni da, minimo, 75 J.
Anche io sento, in ogni caso, il bisogno di maggiore informazione.
l'obiezione è valida... purtroppo poi a livello di comunicazione arriverà che "questa Dainese liv 0 è il primo capo al mondo a essere omologato..." eccetera. Secondo me bisogna che "omologato" faccia il paio con "alte prestazioni". Sennò è ingannevole. Comunque la tua riflessione è molto giusta in un ottica di trasparenza e informazione. Se sarà davvero così... chissà.