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Lettera aperta al direttore di Motociclismo
Egregio Direttore della nota e importantissima rivista Motociclismo.
Noto con piacere che nel numero di marzo 2010 della sua testata, il signor Enrico T. le porge un quesito a proposito della quasi totale assenza di abbigliamento omologato nei cataloghi dei produttori. Quesito che si chiude con una provocazione: quanto resiste davvero un capo in cordura in caso di caduta?
La Sua risposta verte su tre punti:
- le omologazioni sono solo professionali e non destinate al pubblico;
- cito: "produrre capi omologati è molto costoso e ciò grava notevolmente sul prezzo al pubblico";
- e ancora: "inoltre l'abbigliamento omologato, per resistere ad eventuali cadute, risulterebbe molto scomodo".
Per sgombrare eventuali dubbi, specifico che il gentile signor Enrico non è mia diretta emissione nè è stato incoraggiato da noi a scriverLe. Ad essere sincero non ho nemmeno idea se sia o meno un membro della nostra community. Quindi, alla luce di ciò, dovrei essere contento che il nostro sito è stato citato sulla Sua pregiata rivista? Certo, fa sempre piacere avere lettori attenti ed attivi. Fa piacere anche il confronto con realtà solide e rinomate come "Motociclismo". Fa meno piacere constatare che la sua risposta è una clamorosa occasione mancata.
Un'occasione mancata da parte del giornalismo italiano che in questo caso oggi Lei ci rappresenta, di argomentare conoscendo ciò di cui parla, di verificare le notizie che dà, di informare.
Per motivare le mie parole è il caso di andare a confutare punto per punto le sue teorie.
Primo: vero, le omologazioni specifiche come "Dispositivo di Protezione Individuale" dell'abbigliamento per motociclisti sono destinate già nell'intestazione a un pubblico professionale. Ma come lei certo saprà questa destinazione è stata decisa per pressioni "politiche" delle industrie di abbigliamento. Il Cambridge Standard, che di sicuro conosce, e che è stato preso da modello per la norma EN 13595, infatti, non è stato istituito per uso solamente professionale. E in ogni caso la "denominazione" professionale non esclude l'utente privato dal poter utilizzare un prodotto omologato.
Ad esempio, io privato cittadino posso scegliere chessò di acquistare un guanto da giardino o una scarpa da tennis per vangare l'orto, oppure posso optare per un guanto e una scarpa omologati secondo la normativa professionale anti-infortunistica. Per l'abbigliamento motociclistico è uguale. Ho facoltà di scelta, e posso scegliere l'abbigliamento omologato anche se "professionale". Senza alcun vincolo legale. È perfettamente lecito. Anzi, non vedo motivo perché la pelle di un poliziotto debba essere più preziosa della mia (fermo restando che in Italia i motociclisti professionali non hanno alcun obbligo di usare abbigliamento omologato).
Secondo. Il costo di progettazione. Ma secondo lei noi motociclisti dovremmo preoccuparci di quanto costa ad un'azienda omologare i capi che produce? A noi motociclisti interessa che siano sicuri. I costi di sviluppo saranno problemi delle aziende. Che poi, soprattutto, non è affatto vero che omologare costa molto. Anzi. Per una media-grande azienda i costi di ottenere una certificazione sono irrisori. Certo, ci vuole tecnologia, ci vuole impegno, ci vuole inventiva, ci vogliono progettisti all'altezza, ci vuole una linea produttiva valida. Mi vuole dire che le aziende di abbigliamento non hanno queste cose? E dovremmo esserne lieti?
Poi, grande inesattezza, che l'abbigliamento omologato abbia costi proibitivi per l'utente è falso. Ad esempio le giacche omologate partono, a listino, da meno di trecento euro. Prezzi sensibilmente minori delle analoghe proposte non omologate di marchi famosi.
Terzo. Che l'abbigliamento omologato sia scomodo, beh, è una sua personale opinione. Immagino conosca e abbia provato tutte le proposte sul mercato e parli per esperienza personale. Anche fosse vero, ciò rimane una sua rispettabile ma opinabile opinione personale. Tanto più opinabile quanto "ufficializzata" dalla firma di direttore di una prestigiosa testata. Eppure chi usa capi omologati non nota una scomodità superiore a quella degli omologhi non omologati. Anzi. C'è chi è molto soddisfatto per l'ergonomia dei propri capi certificati. Sa, se ricorda bene, l'ergonomia è un criterio previsto nelle omologazioni, ma spesso dimenticato anche dai produttori più blasonati che snobbano le certificazioni (un esempio che sicuramente conoscerà: le giacche che tolta l'imbottitura presentano protettori ballerini).
Tra l'altro, se mi permette, lei dice che i capi omologati "per resistere alle cadute" devono essere pesanti e scomodi. È quindi una involontaria ammissione che i capi non omologati, che invece sono risaputamente tutti leggeri e comodi, "non resistono alle eventuali cadute"? Forse un lapsus, chissà. Ma nel dubbio ci penso io a confermarLe che ha ragione: i capi non omologati che siano leggeri, comodi, economici, quello che vuole, non garantiscono in alcun modo di proteggere da alcuna caduta. Può darsi di sì, può darsi di no. Spesso no.
Spiace insomma vedere come un'autorità come lei, che sicuramente conosce la verità, per qualche motivo a noi oscuro sceglie di sposare le vecchie tesi dei produttori di abbigliamento, che si trinceravano dietro queste scuse perché non avevano l'interesse ad investire nello studio di nuove tecnologie veramente protettive per il motociclista. Ma sarà al corrente senza fallo che a breve la denominazione "professionale" verrà depennata dalla denominazione delle norme. E quando cadrà il velo di ignoranza anche gli stessi motociclisti inizieranno a chiedere prodotti che garantiscano la sicurezza in modo tangibile. E un giorno l'abbigliamento da moto "sicuro" sarà una moda, e tutti i produttori e tutti i direttori di riviste affermeranno quanto le omologazioni sono importanti e che loro, veri profeti, l'avevano sempre detto.
Infine, siccome non ha avuto lo spazio di rispondere su quanto protegge davvero la Cordura, le corro in aiuto io con la risposta: ehm "la Cordura usata abitualmente nell'abbigliamento da moto totalizza al test dell'abrasione stabilito dalla EN 13595 tempi di resistenza inferiori al secondo". Ma sono sicuro che lo sapesse già.
Cordialità.
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Commenti
49 comments postedOgni volta che leggo le recensioni di capi tecnici sulle riviste specializzate, mi chiedo sempre perchè non mettano, tra le caratteristiche, se è omologato o meno.
Domanda pleonastica, forse, a cui il direttore di Motociclismo ha risposto implicitamente.....
Altro che occasione persa....qui siamo all'apoteosi dell'ipocrisia.
Bravo Conny.
Bravo conny: stavo leggendo quell'articolo (un'occhiata veloce da un amico) e ho deciso di lasciare là la rivista. Non andiamo bene così, no no...
Ma questa lettera di risposta al Sig. Direttore è stata anche inviata o resterà solo telematica?
Ti chiedo una cosa: è possibile girarla anche sull'altro noto forum di motociclismo? Secondo me potrebbero nascere interessanti spunti di discussione (o flammate da paura!)
non ho nessuna simpatia del famoso forum...
cmq magari una breve nota giro posta al destinatario possiamo anche mandargliela.
A dire il vero la questione è comparsa sul "famoso forum", e i forumisti si sono schierati con motociclismo.
Con tesi assurde.
Pensateci voi.
Con i paraschiena,
abbiamo visto che i migliori e con le Omologazioni di Liv. 2 sono davvero comodi e facili da portare. Poi se uno vuole mettersi un maglioncino smanicato, puo` fare....
pero` se parliamo di articoli SERI, allora facciamo le persone serie.
Sponsor, pubblicita`, denaro (i piloti indossano per orgoglio il marchio ? o per contratto?)
Il vero motivo, (ed e` la stessa cosa che sostengo rapportato al mondo politico) non sono i soldi o le risorse, ma come si decide di investirle.
Se ci fosse una piu` rigida classificazione delle Omologazioni (cosa che ritengo un problema oggi) e se ci fosse un livello sufficiente imposto per legge, non penso che alcuna azienda andrebbe in fallimento. E se si`, avrebbe fatto davvero poca strada altrimenti.
La certificazione Base (di prodotto protettivo/testato secondo regole unificate e stabilite tecnicamente) non e` una concessione, bensi` un diritto.
Prima viene la tutela del consumatore, dopo le logiche di mercato.
Quando compro un paracadute, il produttore dicendomi che e` certificato e Omologato, mi fa un favore? no fa il minimo di quello che deve per legge.
Soprattutto NON devo io cercare il prodotto sicuro (impazzendo per farlo).
E` il produttore che deve dire: sono in regola (essendo obbligato a farlo).
Dopo io stesso DECIDO se optare per estetica, comfort, tendenza, cuore o altro....
ma lo decido io, sarebbe bene che il resto fosse invece imposto per legge.
Questo bisogna raccontare e far capire a tutti.
Se no lasciamo tutto in mano a chi ha conflitti di interesse (molti dei quali, fra le altre cose, fanno articoli vagamente buoni, lo preciso) e dopo accontentiamoci della scarsezza del mercato. Perche` si`, il mercato e la ricerca tecnologica di oggi e` scarsa.
Questo non e` colpa della rivista. Certo una rivista mi aspetto che apra gli occhi o quantomeno offra riflessioni intelligenti.
Premetto che nell'ordine ho prima letto Motociclismo, poi il Tingavert (dove ho risposto NON a favore di Motociclismo) ed infine sono arrivato qui.
Conny hai perfettamente ragione (ma non c'erano dubbi), è davvero scandalosa la risposta del Direttore...non capisco come abbia potuto farsi un autogol del genere. Piuttosto era meglio per lui non pubblicare del tutto la lettera e quindi esimersi da una risposta "scomoda"!
Non ho letto la rivista, ma trovo ottima questa risposta.
E farei anche i nomi dei prodotti omologati...
Ritengo comunque FONDAMENTALE che questa lettera giunga a Motociclismo.
Ed intanto proporrei di pubblicarla pari-pari sul forum della rivista (sezione Sicurezza): http://www.motociclismo.it/edisport/moto/forummoto.nsf/WebBoardMainCateg...
Se scatena polemiche lì, non può venir ignorata nel prossimo numero...
che vergogna!!!!!
un addetto ai lavori così di spicco che rilascia una dichiarazione del genere! Cambi mestiere!
Abbia almeno il coraggio di pubblicare la lettera di Conny!
se volete prepariamo una letterina breve da inviare a nome di tutti noi.
ci sto....
"produrre capi omologati è molto costoso e ciò grava notevolmente sul prezzo al pubblico"
Guardate come cambio la visuale di questa dichiarazione:
Il prezzo grava sul pubblico (e chi lo dice?)
Anziche` pagare miliardi di pubblicita`, tutti insieme, destineranno in maniera forzata una fetta piu` piccola. Il tutto a parita` di costo finale.
A discapito del pubblico gia` si produce in China per permettere ai produttori ricavi enormi.
(Made in China conclamato, alla faccia del sostenere la nostra economia)
e quindi gia` abbiamo ad es. guanti venduti a peso d`oro (pesateli, e poi vedete l`oro quanto viene valutato al grammo).
Facciamo che non stiamo a chiedere i danni arretrati. Anche perche` sulle lacune legislative non possiamo incolpare di certo le ditte, ma nemmeno stringergli la mano.
Cambiando le regole, semplicemente cambia come vengono utilizzate le risorse
non capisco la visione per la quale debba aumentare il costo finale.
Quando uno paga 150 euro per 1 paio di guanti Made In China, prodotti in serie,
se la legge impone l`Omologazione, io non credo proprio che il produttore non sta nei costi. Credo che magari guadagni un po` meno (o utilizzi le sue risorse in maniera diversa). Ma dovrebbe essere la norma.
Se no domani aumentiamo i controlli fiscali, ci dobbiamo aspettare un aumento generale dei prezzi (perche` molti esercizi commerciali subirebbero un danno)?
solo perche` si chiede la normalita` delle cose? Semplicemente vedremo miliardari un po` meno miliardari. Non sara` la fine di nessuno.
Mandagli una mail e fai intervenire lui direttamente qui,
per dargli diritto di replica.
Comunque io non incolpo ne lui ne le ditte (l`ho sempre dichiarato),
le lacune stanno a monte. Se si lavora bene a monte, a valle tutti fanno i bravi bimbi.
Trovato il topic sul Tinga a cui ho dato la mia risposta e poi mi son chiesto se magari qualcuno aveva aperto qualcosa di simile qua e mi trovo questa lettera
Allora...premettendo che non ho letto la rivista Motociclismo, a mio parere una lettera così la si potrebbe anche mandarla, ehm cambiando alcune parti perchè ho avuto l'impressione che in alcuni punti forse il tono non era appropriato (opinione personale nel caso si decida di mandarla).
Il mio parere è che, come ho imparato qui da voi, ci sono ditte che propongono capi omologati e costano uguale se non meno dei capi prodotti da marche famose, quindi non penso proprio che un capo omologato alla fine verrebbe a costare troppo (a meno che la ditta in questione non voglia guadagnarci su troppo eh); inoltre tutte le varie recensioni, pareri di chi ha acquistato o ha avuto modo di provare di persona prodotti omologati e che rispondono che si trovano bene, comodi, non hanno problemi di movimenti o che altro, anche qui, una persona dovrebbe prima provare per poter affermare qualcosa.
E un po' che ho smesso di leggere motociclismo,noioso, asettico,
e zeppo di pubblicita',ora poi si mette pure a fare disinformazione,
su un tema cosi importante come la sicurezza dei suoi stessi lettori...
Vergognoso, sia che lo abbia detto per convenienza, sia che lo lo abbia detto per ignoranza.
Ma puo' essere l'occasione giusta per farsi sentire, e portare all'attenzione dei piu'
la questione omologazioni,dal momento che ancora troppi motociclisti ignorano la loro
esistenza e soprattutto il loro scopo.
Come si sa l'ignoranza fa comodo a molti...vergogna
Per fortuna c'e' conny!
..la risposta del Direttore di Motociclismo dimostra quanti interessi ci siano in gioco (tra cui la nostra pelle...).
Quali oscure verità si celano dietro le quinte?
l'autore della lettera non si è ancora rivelato fra noi...
'Giorno a tutti!
Dai però siamo un passo in avanti. Ricordo un annetto fa una risposta di una rivista che negava (+/-) l'esistenza delle omologazioni (solo le protezioni etc.).
Se volete segnalarla qua e là fate pure, basta che mettete link originale sopra e sotto e che non la riproducete totalmente (tipo: pulsante leggi tutto).
Mi son rivelato abbastanza?
Buondì,
sono il colpevole, ho scritto la mail a motociclismo. Visto che la rivista propone iniziative sulla sicurezza ( paraschiena, visibilità ) volevo sapere fino a che punto arrivava il loro concetto di sicurezza e nel contempo inserire un tarlo " rosicoso" nei lettori( non a caso ho inserito il sito ).
Sinceramente non mi aspettavo una risposta.
Altre riviste, forse ( scrivo "forse "perchè non le compro sempre ) ,non mi hanno risposto.
Ciao
Ecco chi è!
Bravo!
Così proprio non ci sono dubbi che sia stata una tua iniziativa personale e non una cosa decisa a tavolino.
Che il direttore abbia risposto sì, è già qualcosa... ma come ho detto nella lettera "ha perso un'occasione". Evidentemente non si può più negare l'esistenza delle omologazioni come succedeva fino a poco tempo fa.
Non è stata una congiura. quello che ho scritto è quello che effettivamente è accaduto. Prima di incontrarVi pensavo che la mia giacca in cordura con le protezioni fosse il massimo della sicurezza.
Inoltre ho scritto anche ad INMOTO, a riguardo di un servizio sulla moto " in sicurezza " e a DUERUOTE per un servizio sui jeans per il motociclista.
Da queste 2 riviste nessuna risposta, ma può anche essermi sfuggita.
Ciao
Non seguo le riviste.
So che In Moto, per iniziativa di un giornalista, ci ha segnalato sui siti consigliati.
Ma so anche che lo stesso giornalista sposa perfettamente le tesi del direttore di Motociclismo: cioè troppo scomodi e quindi inutilizzabili in moto. Addirittura questo giornalista sostiene che i protettori sui fianchi siano inutili e scomodi perché rendono impossibile guidare la moto, che andare in strada con abbigliamento sicuro è inutile perché tanto non ci si fa niente se si cade... eccetera.
La stampa è in genere piuttosto concorde nel considerare la prudenza alla guida e l'abbigliamento sicuro delle stupidate.
Infatti le foto dei servizi, in jeans e in impennata, sono testimonianze tangibili di questa linea di condotta.
bellissima lettera, conny!
quando leggo certi "scritti" mi viene proprio lo schifo!
... ma credo che ci sia un problema d reale indipendenza della stampa, tutta! Motociclismo è quasi seria, ma solo xchè è una delle + diffuse riviste del settore, e non certo xchè è una rivista che crea una coscienza della sicurezza, alla fine è sempre e solo una questione di soldi e pubblicità...bisogna proporre le moto, l'abbigliamento i caschi più cool, perchè così si vende! e sopratutto non andare ad infastidire le major...Personalmente seguo il mondo delle 2 ruote saltuariamente e da relativamente pochi anni, ma da piccolo leggevo e continuo a leggere LA rivista delle auto, e quando qc anno fa la stessa casa editoriale scese in campo anche con le due ruote rimasi deluso, perchè il taglio critico e fortemente orientato alla sicurezza su 4 ruote si era perso passando a 2 ruote! Il problema forse è dovuto al fatto che le moto sono vissute in maniera molto + emozionale dell'auto, è una abominio culturale, xchè se la moto è IL MEZZO DI SVAGO per antonomasia deve essere anche + sicuro, xchè non è ammissibile morire per una passione!
salve e buon giorno a tutti
condivido perfettamente le vostre valutazioni. E' probabile che le riviste specializzate parlino poco di sicurezza in moto perchè evidentemente le case costruttrici più conosciute hanno intesesse a che le cose vadano in questo modo e la stampa invece di spronarle ad investire in tecnologia
preferiscono abbozzare e volare basso.
Grazie a questo forum ho scoperto la sicurezza dei capi per moto. Bravi ragazzi siete stati davvero insuperabili a farci conoscere i capi omologati tipo Halvarsson. In precedenza ho comprato tanti capi di marche famose che in confronto sono buoni solo per andare a spasso.
buongiorno a tutti, vorrei entrare nel discorso da "addetto ai lavori" (lavoro per un giornale di moto) per evitare di perdere tempo con i soliti discrosi sui giornali più o meno "venduti" alla pubblicità.
Il problema che sta a monte di risposte come quella di Marco Riccardi - direttore di Motociclismo ma soprattutto motociclista esperto e appassionato come pochi, credetemi sulla parola - è semplicemente l'ignoranza (in senso letterale, cioè l'ignorare) che esistano le omologazioni, quindi anche nel non conoscere le relative normative.
Il motivo di questa ignoranza è in buona parte la disinformazione operata su questo argomento da parte delle aziende e dei loro tecnici, che tutti noi giornalisti istintivamente consideriamo "esperti" e quindi interpelliamo per consigli e pareri.
Ebbene, in 22 anni di professione giornalistica non ho mai (dico mai) sentito un tecnico del settore abbigliamento schierato in favore dell'omologazione dei capi da moto. Perché?
Qualcuno è ancora arrabbiato per essere stato "battuto" dagli esperti inglesi in occasione della stesura delle prime omologazioni, dove gli italiani chiedevano norme più "elastiche" (tanto per cambiare...) e gli inglesi maggiore sicurezza.
Altri invece sono quelli convinti di saperne più degli altri: affermazioni come "noi sperimentiamo in gara, siamo i migliori" sono inquietanti, perché dimostrano una specie di "razzismo" ideologico che non tiene conto di realtà inoppugnabili, per esempio che la strada non è una pista (ovvero ci sono marciapiedi, ostacoli di varia natura, necesssità insomma diverse).
Insomma, i giornalisti non sanno perché sono mal informati.
E se poi chi li informa fa anche pubblicità, è difficile dirgli che ha torto...
il resto alla prossima puntata
ciao!
Non è ammissibile che un giornalista, un professionista sia disinformato! La vostra categoria è una di quelle che ha maggior importanza nella creazione dell'opnione pubblica e avete tutti la responsabilità morale di essere informati, è, dico un dovere morale primario; lotte ideologiche a parte, avete come categoria una colpa immensa e gravissima, avete svenduto la vostra professionalità in nome di un qualcosa di non ben definito: non si verificano + le notizie, si scrive solo quello che può far rumore, si scrive senza conoscere le regole basilari della lingua italiana, insomma la maggioranza di voi dovrebbe andare al mercato genere a vendere verdure!
Ma non è ammissibile che un professionista del settore e motociclista in prima persona non si informi di propria iniziativa su questo argomento!
Ci informiamo noi tramite questo sito e penso che il Direttore Riccardi abbia il dovere nei confronti dei suoi lettori (me compreso da anni senza mai perdere un nunmero...) di documentarsi prima di rispondere ad una lettera, se non lo fa lui che penso abbia a disposizione mezzi e contatti nell'ambiente motociclistico praticamente illimitati.
Almeno poteva consultare il sito (se già non lo conosceva prima) segnalatogli dal suo lettore e nostro collega forumista, prima di fare esternazioni alquanto imbarazzanti a mio avviso per un pubblicista del suo calibro ed importanza.
Piuttosto avrebbe potuto astenersi e penso che l'immagine sua e della testata che dirige ne avrebbero guduto entrambe.
Sono davvero indignato, mi aspetto una replica su Motociclismo di aprile.
L'ho detto prima e lo ripeto ancora... Direttori Riccardi cambi mestiere!!!
Conscio dell'ignoranza avrebbe anche potuto "evitare" la risposta visto che da quanto mi risulta non c'è obbligo di rispondere a tutte le questioni che arrivano.
Le persone "ignoranti" che fanno le saccenti sono da che mondo e mondo le più pericolose..
P.S voto bezza direttore di motociclismo in sostituzione di riccardi....
Grande Bezza!! Non avevo dubbi che il mittente di quella lettera fosse uno di questo forum..
Ragazzi, ho scritto il nome sbagliato!
Motociclismo ha un direttore responsabile (la definizione "responsabile" chiarisce che risponde di tutto ciò che è scritto nel giornale che dirige): si chiama Adalberto Falletta ed è un giornalista di lunga esperienza, nonché pilota amatoriale di buon livello nelle gare per moto derivate serie degli anni 70.
Ho detto che il "direttore" in questione era Marco Riccardi perché lo conosco ed è effettivamente il direttore, ma non credo che sia lui la persona a cui addossare le colpe perché Riccardi si occupa soprattutto di moto.
In ogni caso lasciate stare i personalismi: qui si parla di sicurezza, la caccia alle streghe lasciamola fare a chi è in campagna elettorale.
L'eventuale pubblicazione della precisazione di Conny potrebbe invece essere l'occasione per costringere Motociclismo a parlare con serietà dell'abbigliamento omologato, con effetti magari inattesi.
Quali effetti?
Solo un mese fa l'ANCMA (l'associazione dei produttori di moto e accessori) ha chiesto al Governo di inserire, tra le iniziative a corollario degli incentivi, anche un aiuto all'acquisto di caschi e paraschiena.
Passi il discorso dei caschi, ma perché parlare di paraschiena e non di abbigliamento omologato?
Semplice: perché è un "cavallo di battaglia" di Motociclismo, lanciato lo scorso anno in accordo con le case di abbigliamento (che per puro caso facevano tutte pubblicità sullo stesso mensile, l'unica che non faceva pubblicità venne attaccata con editoriali di fuoco per presunte irregolarità di omologazione...).
Quindi quando gli esperti di ANCMA preparano una proposta al Governo, lo fanno interpellando gli esperti di Motociclismo, che a sua volta fa capo alle case... e così nessuno propone al Governo di incentivare l'abbigliamento.
Se Motociclismo inizia a parlare di queste cose, poi lo seguiranno per fargli concorrenza anche i vari Due Ruote, in Moto ecc, e così anche i "motociclisti veri" che li leggono sapranno che esiste l'abbigliamento omologato.
I "non motociclisti" che leggono inSella lo conoscono già, grazie alla collaborazione di motosicurezza.com con quel "giornalino"....
Ma le case di abbigliamento temono Motociclismo, non inSella (e questo dimostra una volta di più il loro "razzismo" ideologico): ecco perché è importante la lettera di Conny.
ri-ciao
Allora...
Per tutti: è evidente che il "giornalismo" motociclistico si è sempre basato sul "raccontare" le moto e l'abbigliamento è sempre stato visto come un di più, qualcosa da citare nei ringraziamenti, nelle pubblicità, nelle sponsorizzazioni, nei redazionali.
Paghiamo la tradizione di "moto" come "passione" rischiosa. Il concetto era: se cadi non ti fai niente O se cadi muori. Senza vie di mezzo.
E in ogni caso, non si può certo dire che le riviste siano sempre state imparziali anche nelle critiche alle moto. Infatti non si leggono mai critiche serie e tranchant verso i mezzi provati. Se poi sono Honda e Bmw, sempre ottime recensioni, ma questa è un'altra storia.
Le riviste le fanno per "far sognare" i ragazzini, non per parlare a chi in moto ci va davvero. Per alimentare il mercato dei mezzi e non per accrescere la coscienza e la cultura della sicurezza.
Quando parlo di occasione mancata era perché di fronte a una domanda specifica il direttore avrebbe dovuto informarsi. Fa parte del dovere del giornalista.
Oggi sappiamo che non si può più essere ingenui e libertini in moto. I dati parlano chiaro. I motociclisti sono carne da macello. 1500 morti all'anno (mi pare) nemmeno se fossimo in guerra. Vuol dire che 5 persone al giorno perdono la vita perché guidavano spensierati il loro scooter o moto.
Non è questione ormai di fortuna o sfortuna, è questione di probabilità.
Oggi sappiamo che l'abbigliamento da moto equivale alla carrozzeria dell'auto - per fare un parallelo un po' ardito. Possiamo parlare di auto, di motori, di potenza, di guida trascurando il telaio e le dotazioni di sicurezza di un'auto? No, e infatti i giornalisti delle riviste di auto ne parlano. Le stelle EuroNcap sono di dominio pubblico.
Meno le stelle Sharp, per niente le omologazioni dell'abbigliamento. Cioè ciò che separa il motociclista dall'esterno.
Come dico sempre, non vuol dire che l'abbigliamento è tutto. C'è la guida, c'è la prudenza. C'è soprattutto il farsi vedere. C'è il casco. Mille cose. Ma l'abbigliamento è una dei componenti che ci permettono di usare la moto come un piacere, sapendo che mal che vada abbiamo fatto il possibile per essere sicuri.
Non siamo bacchettoni. Vogliamo poter scegliere. E la scelta non è possibile se c'è ignoranza.
Detto questo.
Ghosty, il tuo caso dimostra che ci è voluta un'illuminazione sulla via di Damasco per sbattere la capoccia sul fatto che non tutti gli indumenti da moto sono uguali, che non tutti i protettori lo sono, eccetera.
e allora, caro Conny,
proprio perché non si può confidare tutti in un'illuminazione sulla via di Damasco, ti consiglio caldamente di fare pervenire la tua lettera a Motociclismo, senza limitarsi alla formula della "lettera aperta" sul sito.
Io informo un po' di persone, voi sul sito ne informate altre, se coinvolgiamo altre persone prima o poi riusciremo a creare una "domanda di sicurezza" tale per cui i legislatori dovranno tenerne conto, i produttori (loro malgrado) dovranno adeguarsi e avremo quel livello minimo di sicurezza che le auto già garantiscono e le moto no...
Ragazzi, che pretendiamo,
guardate in TV di cosa parlano le varie trasmissioni pomeridiane:
Il Crocifisso nelle scuole.
Cosa volete che freghi dei 1500 morti. Basta fare una pubblicita` con qualche attore famoso, e tutti con la coscienza apposto.
Poi se in autoscuola ti fanno fare un eseme con un 650 e ti danno un caschetto Jet con auricolare, vai pure in mezze maniche e tanti saluti, di che ci lamentiamo?
Nelle scuole ci sono troppe ore di argomenti inutili, a discapito di argomenti utili alla vita.
Uno dei quali e` questo. In fondo tutti un giorno saranno automobilisti o motociclisti, non ci pensa nessuno a questo?
Su queste cose dobbiamo iniziare a dettare regole ed educazioni degne di tale nome.
La societa` stessa, e` ottusa, e non pronta a recepire. E gli stimoli sono pari a ZERO
Le persone adulte sono Ipocrite, non lamentiamoci delle nuove generazioni, se le vecchie sono peggio.
Paghiamo anche il fatto politico, se certi meccanismi fossero fermati (cosa che per altro non e` difficile se si vuole), certa gente andrebbe a casa (civili, politici, giornalisti, imprenditori ecc.) in favore di persone di ben altro spessore (soprattutto umano, non penso che siano stupidi, e` piu` grave ancora il problema).
Per combattere questo meccanismo basta dire la nostra.
In fondo molti di noi all`inizio non si proteggevano, sentendo ed essendo recettivi su pareri di altri, e` successo che da una riflessione e` nato un cambiamento.
La pericolosita` delle riviste e` che appunto possono dare riflessioni sbagliate, soprattutto a persone che gia` fanno cose sbagliate di loro (la media).
Mamma mia che autogoal CLAMOROSO!!!
ma ci vuole così tanto nella testolina di un motociclista per togliersi dai ricordi il faccione sorridente del valedottrossi che sponsorizza allegramente quel marchio?
ma a qualche motociclista che scorrazza al di fuori di questo forum è mai venuto in mente che la ditta X sponsorizza e fa pagare migliaia di euri sonanti quel capo solo perchè la pelle ha tutti ricami alla moda ultraficherrimi? e poi sotto che accade? se, corna e scongiuri, uno va a terra a velocità cittadine? la pelle ficherrima stressata dalle mille stampe e lavorazioni a caldo si apre quasi come la cordura... e sotto ci siamo NOI. sotto quell'abbigliamento ci siamo NOI!
ma tutti ancora a pensare che il produttoor e X o quello Y siano il non plus ultra, siano i migliori! nel motociclismo ci sono legende quasi inattaccabili, c'è mitologia sulle marche. compra il casco marca Tizio che è il migliore perchè il più costoso e poi arriva una marchettella qualsiasi che produce un 5 stelle con optionals caz & maz dal costo finale che è la metà di quello della marca con blasone (che tra l'altro non riesce a mettere il linea produttiva NESSUN 5 stelle)
sull'abbigliamento è anche peggio perchè almeno una sorta di omologazione i caschi ce l'hanno.
ma nelle cape della maggior parte dei motociclisti questo non entra e allora mi viene un dubbio:
chi è il motociclista?
è quello che guida uno dei mezzi più performanti su ruote tenendo il cervello acceso e il polso ben connesso ad esso, pensando alla sicurezza propria ed altrui?
o è colui che millanta, decanta e si vanta di cliché che gli hanno inculcato da sempre, vestendo tal marche perchè sicure per l'alto prezzo e la fama e dando gas sempre e comunque perchè se non fai un certo rettilineo a 260 non sei un uomo?
ma poi quando qualcuno cerca di portare la luce in questa melma di ignoranza gli rispondono che tal capo è lo stesso del pilota caio sempronio (bhe... tizio lo avevo già usato sopra )
capirà mai qualcuno che se mi compro un casco da automobilismo non sarà mai quello di Shummy da 70000 euro?
così come se compro la tuta replica di tale pilota e la pago 1200 euro (valore con pelle da 1 mm a strato singolo e cuciture massimo doppie senza rinforzi si alcun tipo: 150 euro) sicuramente non è quella vera del pilota che costerà decine di migliaia di euro.
poi l'ignoranza, la malafede e altre ragioni meramente commerciali escono allo scoperto e si fanno degli autogoal clamorosi tentando di giustificarsi indegnamente perorando la loro causa... non hanno motivazioni scientifiche e questo li frega in partenza...
Sono d'accordo con tutti gli altri, la lettera aperta va fatta pubblicare, sul forum, sul sito o sulla rivista, non mi importa.
Le risposte del direttore sono perlomeno inesatte ed evasive, non fanno onore alla sua professione. Escludo la malafede perchè ultima ipotesi da considerare, sempre.
Non chiedo certo le sue dimissioni, piuttosto sarebbe molto più utile un bel dibattito e doverose rettifiche pubbliche da parte sua.
Quindi, Conny, vedi tu come inoltrare la lettera, o la firmi tu a nome della comunità, oppure sono pronto a metterci anche la mia firma insieme agli altri.
Straquoto Conny e la sua lettera, nel 2010 legger certe risposte di direttori di riviste conosciute, sembra quasi che abbiano dei paraocchi.... non mi capacito come nell'era di internet, della globalizzazione, si debba essere ancora così ignoranti (nel senso che si ignora ciò che accade al di fuori dell'Italia).
In ogni caso, sia nel caso dell'ignoranza, che in quello della malafede, è veramente una magra figura...
Ultimamente ho poco tempo di seguirvi (lavoro...lavoro....) ma se volete anche la mia firma, no problem!
W la sicurezza! abbasso l'ignoranza!
Proporrei in occasione della prossima giornata mondiale della sicurezza stradale (7 aprile), di rivolgerci direttamente ai ministeri, cercando anche di analizzare i già noti costi che gli incidenti comportano ...
classico esempio di livellamento verso il basso: invece di spronare le ditte di abbigliamento a produrre capi sia comodi, che omologati, si usa la scusa della vestibilità per non dare garanzie di qualità.
detto poi dal direttore di uno dei giornali di settore più importanti d'italia è ancor più allucinante!
E dire che Motociclismo sostiene, ammirevolmente, ottime campagne per la sicurezza e proprio sul numero di marzo (pag. 16) così risponde a un lettore che si lamenta (giustamente) che la sua tuta in pelle "entry level" si sia stracciata in una caduta in pista:
"...il tuo disappunto è comprensibile, ma il nostro consiglio è sempre lo stesso: quando si tratta di capi d'abbigliamento protettivo per moto (anche caschi, guianti, stivali) è meglio puntare in alto. Un capo alta gamma è sempre preferibile ad un entry-level, perchè garantisce senza dubbio maggiore qualità. Ovviamente tutte le protezioni sono certificate, ma spendere qualche soldo in più per avere doppie cuciture, rinforzi sui punti d'impatto e maggiormente soggetti all'abrasione è un consiglio sempre valido. Scivolare in pista e rovinare anche pesantemente una tuta (di qualunque marca) è uno scotto da mettere in conto. Se si riesce a riparare, tanto meglio, ma in alcuni casi (come i caschi) i capi protettivi servono a quello per cui sono stati creati: proteggere. Ma poi vanno sostituiti."
Evidenti le contraddizioni rispetto alla risposta data a Bezza! Non sembra neanche la stessa mano ad avere scritto le due risposte.
Oh my God! Son senza parole.
(Rispondo a Paperinik)
Attenzione:
Invece non e` contraddittoria la cosa. La linea di condotta non cambia, purtroppo. Cosa c`e` di lodevole?
Gli hanno dato una risposta tanto banale che non si capisce il significato di scrivere un pezzo del genere.
Un giornalista deve scrivere cose di ben altro spessore, quello che scrive deve poter cambiare in meglio le cose, creando nella testa delle persone delle riflessioni che portano a scoprire la verita`.
Queste frasi scritte sopra, molti di loro dovrebbero studiarle a memoria e ripeterle ogni mattina.
Il giornalista che mi parla di AirBag Gilet, e dice 2-3 parole (ovviamente banali e scontate) e non si informa, non fa uno straccio di domanda pubblica e diretta, chiedendo in merito ad: esplosioni, test, tempi di apertura, e fallimenti dei progetti a fronte di 350 euro di richiesta, quello e` un giornalista, il resto e` fumo.
Supponiamo le marche note (quelle che leggiamo per l`appunto nelle rivist e che pagano per starci) consigliare il Top di Gamma vuol dire: devi spenderci tanto, punto e stop.
Non vuol dire: Compra Omologato e scegli solo ditte che producono Omologato e ti garantiscono la qualita`
entry level o top di gamma che sia. O dire: le ditte dovrebbero fare cosi` e invece fanno cosa` (cosa che una buona rivista dovrebbe dire, soprattutto visto il mercato di oggi). CREANDOSI COSI` DEI NEMICI o meglio...DEI NON AMICI. Forse pero` e` proprio questo il problema? chiedo.
Questa e` una differenza concettuale importante.
Dire che le cose Top di gamma sono meglio di quelle Entry Level (a parita` di marca) e` una cosa tanto banale
che non merita nemmeno di essere scritta.
A voler pensar male: entrambe le risposte portano il lettore a comprare capi costosi di marche blasonate...
insieme all'inchiesta sulle omologazioni bisognerebbe farne una anche sulla correttezza e trasparenza delle principali riviste cercando di mettere in evidenza quelle meno condizionate e imparziali.
Nessuno dovrebbe comprare più la rivista poi vediamo se cambia qualcosa...
Motociclismo è un'autentica vergogna, non solo fa disinformazione ma con le sue affermazioni contribuisce ad aumentare il numero delle vittime sulla strada..
La lettera di conny è stata spedita a qualcuno? A chi ?
Non so cosa è stato scritto su Motociclismo in quanto ho smesso di comprarlo da un po'. La risposta mi sembra bella forte e sono dell'idea che si debba andare avanti. Proporre il confronto.
Sono contento dell'attenzione che si sta concentrando sul tema della sicurezza. Spero che da atteggiamenti di maniera si passi ad un approccio più serio e fattivo da parte di chi può decidere o influenzare le decisioni.
Per quanto ci riguarda continuamo a mettere la sicurezza in tutte le discussioni, nei forum e con gli amici la domenica. Il tarlo sta rosicchiando e piano piano susciterà le giuste reazioni. Forse l'unico modo per far si che le cose cambino in questo Paese è che ciò avvenga dal basso...e se così deve essere ci faremo sentire.
Non solo continuamo ad esserci...ma ora siamo sempre di più.
Lamps a tutti.
r.
... dove trovare il testo integrale della risposta del direttore di Motocilsismo?
thx
appena riesco la allego...
Avete letto a pag. 16 di Motociclismo di aprile la replica del Direttore alle varie mail di protesta inviategli?
Ha studiato bene la lezioncina e ci elenca a memoria le varie omologazioni...però sul discorso della comodità dell'abbigilamento omologato e sul coinvolgimento dei produttori ha glissato....
1 Grazie a Conny.
2. Per correttezza, devo dire che invece il servizio sui caschi jet del numero di marzo mi è sembrato (e ora crocifiggetemi in sala mensa...) ben fatto.
Anch'io, come Nitron, ho notato la "non replica" di Motociclismo ad aprile e a questo proposito ho inserito una discussione sul forum di Motociclismo, sezione "motobar", con oggetto "abbigliamento omologato". Il mio intervento non ha avuto nessun seguito, proprio 0,00! Sarà che avrò scritto sciocchezze? O sarà che davvero l'argomento interessa a pochi? Mah. Vi va di andare a vedere e magari di intervenire?
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