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Come sopravvivere in moto (dalla Repubblica Ceca con furore)
In Repubblica Ceca (da dove vi scrivo) è disponibile presso i concessionari un opuscolo di quasi 40 pagine del Ministero dei Trasporti, sulla stesura del quale hanno collaborato esperti del settore e piloti, dove il (futuro) motociclista viene informato dei rischi e di come proteggersi da essi. Ricordo, per chi non lo sapesse, che la Repubblica Ceca è un paese civile, dove i poliziotti indossano abbigliamento omologato Halvarssons.
L'opuscolo invita a scegliere una moto adatta alle proprie esigenze, ad indossare abbigliamento tecnico, spiega come comportarsi in mezzo al traffico (accelerazione, frenata, sorpasso, strada dissestata, muoversi in gruppo), mostra foto di incidenti stradali, spiega le regole fondamentali del primo soccorso. Ma la parte su cui mi soffermerò è quella dove dove vengono illustrate le statistiche sugli incidenti. (Continua...)
Da quando è nato il progetto Motosicurezza ci siamo soffermati molto sull'abbigliamento tecnico, ovvero la protezione passiva. Non abbiamo ancora affrontato le tecniche di guida sicura (ma ci arriveremo n.d.c). Io comunque dò per scontato che chi si informa sulle normative, sulle omologazioni e sulla sicurezza guidi per bene, in modo responsabile. Di certo non come alcuni che la mattina terrorizzano i passanti andando a 200 km/h sui tornanti grattando le saponette in piega (o impennando in bermuda per la città) e di sera predicano come tutti gli incidenti siano dovuti solo ai guardrail.
Il motociclista ceco è mediamente molto più responsabile di quello italiano: non sorpassa le auto incolonnate, non fa pieghe estreme, veste relativamente bene. Rispetta gli altri utenti della strada. Nonostante questo, spiega l'opuscolo, l'88% degli incidenti ove sono coinvolti motociclisti è comunque causato proprio dalla condotta di guida degli stessi centauri.
La cosa su cui vorrei farvi riflettere è quali sono le cause di questi incidenti. Prima leggetele, poi pensate a come guidate voi e infine a come guida il motociclista italiano medio. Le cause sono elencate in ordine per “numero di motociclisti morti”.
- velocità non adeguata allo stato tecnico della strada
- velocità non adeguata allo stato tecnico del veicolo e del carico
- precedenza non data
- motociclista in contromano
- motociclista non all'altezza di guidare il mezzo
- superamento del limite di velocità
- impatto frontale durante il sorpasso
- altro tipo di velocità non adatta alla strada
- sorpasso a sinistra del veicolo che gira a sinistra
Il mio è un invito a riflettere su quali possano essere in realtà le vere cause di incidente, al di là del tipico vittimismo italiano, per il quale la colpa è sempre degli altri (degli automobilisti, dei guardrail, delle strade). È un invito ai singoli motociclisti a prendersi le proprie responsabilità, sia per quanto riguarda la guida, sia per quanto riguarda l'abbigliamento sicuro e quindi omologato. Siamo noi che facciamo la nostra sicurezza e dobbiamo averne la piena consapevolezza ogni volta che siamo sulle strade.
Ed è un invito alle istituzioni a prendere esempio da altre nazioni, in questo caso la Repubblica Ceca, ad informare ed educare a proposito della sicurezza attiva e passiva in moto, cosa che in Italia non avviene assolutamente.
Detto questo vorrei portare la riflessione sull'abbigliamento dei motociclisti italiani.
Premetto che ognuno è libero di andare in moto come vuole, a me personalmente (e anche agli altri di Motosicurezza) non importa più di tanto del modo di vestirsi degli utenti della strada, però non si lamentino: mi son rotto questo, mi son scorticato quello.
Ognuno deve (dovrebbe) essere consapevole del proprio abbigliamento e dei rischi che si prende.
Il fine delle aziende di abbigliamenton tecnico è, essenzialmente, il guadagno. Molte ditte di questo settore settore sono però nate per passione e alcune sono tuttora portate avanti grazie alla passione. Il fine ultimo dell'abbigliamento tecnico è proteggere. Per proteggere deve essere protettivo e, per essere definito tale deve essere, secondo le leggi europee, omologato. È ovvio che alcuni capi non omologati possano in alcune situazioni proteggere. Anche uno zaino, per assurdo, in alcuni casi mi può proteggere da abrasione. Ma non per questo lo dobbiamo considerare protettivo.
Gli italiani, è cosa nota, tengono a come appaiono. E si sa anche che andare al bar 10 km da casa con la tuta dei piloti di motogp fa figo.
Bisognerebbe stare attenti a coloro che vendono questa tuta. Perché, per avere una posizione così di spicco da vestire il pilota di motogp, probabilmente pensano molto al guadagno, un po' meno alla protezione. Si potrebbe pensare che il pilota di motogp “per forza” avrà qualcosa di protettivo. O forse no?
Bisogna stare attenti perché anche 50 kmh sono tanti e noi non abbiamo un corpo di scorta. Non esiste una seconda occasione. E quindi bisogna proteggersi, con capi protettivi, e quindi omologati.
Il capo, che la ditta fornitrice del pilota di motogp vende, uguale a quello del nostro pilota preferito, forse potrebbe non essere proprio così protettivo. Ce ne potrebbero essere di maggiormente protettivi, di omologati, ma meno fighi, che proteggerebero di più in quei famosi 10 km. E magari gli amici non farebbero nemmeno caso alle grafiche della tuta.
Bisogna stare attenti perché coloro che vendono la tuta, e magari la vogliono vendere a tutti i costi, potrebbero dire cose non esattamente vere sulle omologazioni. E magari per vendere questa bellissima tuta potrebbero fare qualcosa di più rispetto al dire cose non esattamente vere.
Nel caso si volesse comprare una tuta, si dovrebbero cercare sul web delle informazioni. Perché non abbiamo un corpo di scorta.
Una tuta omologata protegge sicuramente il nostro corpo.
Ricordo che il Cambridge Standard e la EN 13595 prevedono protettori in tutte le zone 1. Che sono spalle, gomiti, fianchi e ginocchia, zone statisticamente più esposte.
Riflettete.
alaxandair[chiocciola]motosicurezza.com
Fonti: Ministero dei trasporti della Repubblica Ceca
http://www.nemyslis-zaplatis.cz/
immagini della campagna ministeriale "Non pensi - Paghi"
- Alaxandair's blog
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Commenti
4 comments postedResto impietrito di come la rep ceca su questa tematica sia così avanti. dovremmo solo che imparare -.-
F
Sono perfettamente d'accordo, troppe volte si dà la colpa a cause esterne, ma il non rispetto dei limiti e la velocità troppo alta rispetto alla strada che si percorre sono sicuramente le prime cause di incidenti anche da noi.
Cito sempre il mio esempio: quando mi succede di eccedere (di poco, data la mia diffusa reputazione di lumaca), i limiti di velocità (in moto o in macchina) trovo sempre e costantemente qualcuno che mi supera o prova a sorpassarmi.
Ergo, ho concluso che la stragrande maggioranza degli italiani sulla strada trasgredisce spessissimo i limiti, e non di poco. Li rispetta solo se costretta per causa maggiore (autovelox, pattuglie in vista, veicoli lenti che bloccano una strada stretta, etc.).
Ripeto, non varrà per tutti, ma per la stragrande maggioranza di quelli che incontro per strada, sì.
Insomma, quei morti e quei feriti, noi italiani ce li abbiamo tutti o quasi, sulla coscienza.
C'è veramente da chiedersi che caXXo di civiltà sia la nostra e che cosa trasmettano davvero agli adolescenti famiglie, scuole, autoscuole. Che mondo sia dove chi circola sulla strada per motivi di lavoro si senta autorizzato a correre, rischiare la propria vita e quella degli altri per 5 minuti in meno. Che lavoro veramente facciano i tutori dell'ordine e della sicurezza, e se siano messi in condizione di farlo sul serio dallo stato. E così via.
Vi voglio segnalare altri due link interessanti sulla sicurezza, purtroppo stranieri (forse li conoscete già):
http://www.zweiradsicherheit.de/downloads-sonderheft.html
Questo sito è curato dal ministero dei trasporti tedesco, dall'ufficio federale per la sicurezza stradale, una rivista del settore motociclistico e altri sponsor pubblici e privati. Ci si trova una utilissima guida in .pdf con tanti consigli su sicurezza, tecnica di guida, etc.
http://www.msf-usa.org/index_new.cfm?spl=2&action=display&pagename=Library
Nel sito della Motorcycle Safety Foundation si trovano tanti consigli e guide per viaggi in moto sicuri. Non mancano consigli specifici per categorie specifiche (scooteristi, motociclisti).
Tra parentesi, chi fa ogni tanto una capatina sui forum americani, vede che tra i consigli più frequenti che vengono dati ai neopatentati c'è quello di andare senz'altro a frequentare un corso di guida sicura, prima di tutto.
Vi è mai successo di leggere qualcosa di simile sui siti italiani?
grazie della segnalazione... io conoscevo i siti australiani e neozelandesi, per evidenti limiti di lingua il sito tedesco mi è ostico... ma alaxandair che è poliglotto penso che magari gli darà un'occhiata.
E sono d'accordo su tutto.
Sapevo del Regno Unito, sapevo della Spagna, sapevo (penso ma non sono sicuro) dei paesi scandinavi e ora so della Repubblica Ceca (senza contare tutti gli altri paesi che saranno sicuramente molto più avanti di noi, forse la Francia o la Germania..)
..ma possibile che l'Italia sia sempre tra gli ultimi paesi in UE ad "adeguarsi" a norme che sono semplicemente frutto del più essenziale buon senso? Che si passi più tempo a discutere di gossip (anche nel mondo della politica) piuttosto che di cose serie (come ad esempio la sicurezza)?
Purtroppo, e penso di averlo già detto in un post precedente, finchè l'Italia non si adeguerà a queste norme di buon senso, come hanno già fatto buona parte dei paesi UE, sarà difficile anche una sensibilizzazione del pubblico motociclistico riguardo all'omologazione dell'abbigliamente tecnico.
Penso che se l'Italia si adeguasse a queste norme, vestendo le proprie ff.oo in maniera adeguata a seconda delle situazioni e omologata (ieri ho visto in mare un motoscafo dei carabinieri ed erano vestiti come carabinieri qualsiasi, pantaloni lunghi, stivali - un abbigliamento abbastanza ridicolo per la situazione) il pubblico motociclistico accetterebbe più facilmente l'idea che un abbigliamento possa essere omologato e un altro no (potrebbe chiedersi come mai lo Stato italiano abbia deciso di dare i proprio soldi ad un produttore svedese semi-sconosciuto da loro piuttosto che ad uno dei rinnomati marchi italiani).
Se so che le ff.oo usano un abbigliamento tecnico che mi è sconosciuto, cercherò di capire prima di tutto il perchè di questa decisione. Una volta capito che quest'abbigliamento garantisce più protezione rispetto a quello che indosso io, anche se è un pò meno "figo" perchè non lo indossa un campione di MotoGP, lo vorrò anch'io, e ciò creerà un'apertura nel mercato per i produttori che producono omologato.
Cioè l'ideale secondo me, sarebbe trovare un modo di "aggiornare" la coscienza pubblica, introducendo il concetto di produzione a quello dello stile. Penso che quando le nuove collezioni dei maggior produttori inizieranno ad essere promosse attraverso dati che certificano il livello di protezione offerto piuttosto che da sfilate su passerella come se si trattassero di volgari abiti "casual", allora saremo sulla strada giusta..